L’obiettivo ambiguo di Ferdinando Scianna

Scianna_Obiettivo_ambiguo_GRiunire scritti pubblicati nel corso di quasi mezzo secolo è sempre temerario. Una volta pubblicati insieme diventano tutti contemporanei. Così li riceve il lettore, e ne cerca la coerenza. Ma chi può dirsi fedele a se stesso per un tempo così lungo? Cambia il mondo e cambiamo noi. Tuttavia non ho voluto per questa nuova edizione accresciuta, come non l’ho fatto per prima, tentare una coerenza impossibile.

Ferdinando Scianna

 

 

 

 

 

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In Obiettivo ambiguo (Contrasto pag.384 euro 24,90) si ritrova ancora una volta l’abilità che Ferdinando Scianna ha di comunicare in maniera palpabile come la fotografia non sia “un modo” di vedere, ma proprio “il suo modo” di sentire il mondo e la vita. Con una scrittura discorsiva, ricca di riferimenti culturali e umani, l’autore ci conduce attraverso il proprio mondo, fatto di fotografia, di passione personale e  di grande vis polemica. Lo sguardo di Scianna, lucido e insieme partecipe, fa di questo libro uno strumento prezioso per conoscere e utilizzare sempre meglio il linguaggio fotografico e la sua sintassi e, nello stesso tempo, offre al lettore una galleria di personaggi memorabili – da Cartier-Bresson a Avedon, da Giacomelli a Diane Arbus e Sebastião Salgado– restituiti in tutta la loro affascinante umanità. Il volume è suddiviso in due sezioni: Piccole polemiche sui massimi sistemi e La fotografia è i fotografi . La prima parte è dedicata ad argomenti “scottanti”, quali realtà e rappresentazione, testimonianza e memoria storica, artigianalità o artisticità, etica ed estetica. Ma in questa parte Scianna affronta anche temi minori, non certo trascurabili, quali la moda, la costruzione di una star, la rivisitazione di un topos fotografico o la ritualità della fotografia di massa. In Piccole polemiche sui massimi sistemi troviamo anche excursus sulle malefatte della fotografia, strumentalizzata dai vari poteri, e sulle responsabilità dei suoi operatori. La seconda sezione, La fotografia è i fotografi, è costituita da una ricca antologia di approfondimenti su singoli personaggi più o meno grandi (da August Sander a Richard Avedon, da Henri Cartier-Bresson a Francesco Cito, Francesca Woodman, Oliviero Toscani, Gianni Berengo Gardin e molti altri ancora) il cui lavoro è raccontato spesso con entusiasmo, e talora con riserve non troppo velate.

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Faccio fotografie da quarant’anni. Non si esercita un mestiere vissuto come passione senza riflettere sul senso di quello che si fa, senza confrontarsi con se stesso e con i propri maestri, senza vivere ed esprimere i propri entusiasmi e le proprie idiosincrasie. Così, da quasi altrettanti anni, scrivo, anche, di fotografia e sulla fotografia, sui fotografi soprattutto.” In questo modo l’autore motiva la sua scelta della scrittura e della riflessione intorno al proprio lavoro. Proprio l’ambiguità che emerge fin dal titolo è parsa a Scianna il filo d’Arianna da porgere a chi si sarebbe inoltrato nel dedalo delle considerazioni sul mestiere del fotografo. Il calembour giocato sulla parola “obiettivo”, che racchiude non solo lo strumento, ma anche lo scopo nascosto dietro lo scatto, e persino la sempre meno presunta imparzialità del messaggio in fotografia, non fa che ribadire il concetto.

 

In alto La mostra “Peintres de l’Imaginaire” al Grand Palais. Parigi, 1972 © Martine Franck/Magnum Photos/Contrasto