Madame o come voglio l’amore

Tu sei lo specchio dell’anima mia

Che mi invecchia se guardo con odio

 

La scoperta e l’ascolto del nuovo album di Madame, intitolato emblematicamente L’amore e uscito il 30 marzo, si sono rivelati una bellissima sorpresa. Non solo, come ormai è chiaro a tutti dal tempo del debutto della giovane cantautrice, grazie all’innata capacità di Madame (alias Francesca Calearo) di far fiorire i suoi pezzi dal profondo dell’anima, arricchendoli di temi e istanze esistenziali dal carattere espressamente personale, ma anche, e soprattutto, per la portata universale del contenuto della sua musica in generale, e in particolare di questo disco concept.

In questo senso, la tematica centrale intorno alla quale ruotano le quindici tracce dell’album è l’amore, declinato in vari modi. Si parla ad esempio dei requisiti di un amore ideale in Come voglio l’amore, ma anche di un amore dolorante e passionale, talmente forte da non poter essere più dimenticato (in Quanto forte ti pensavo), per poi passare all’amore omo/bisessuale e al motivo della libertà (Donna vedi) e infine alle ballate che raccontano storie d’amore alternative, come in Il bene nel male, brano presentato allo scorso Festival di Sanremo in cui la cantante presta la propria voce a una prostituta innamorata di un cliente, o in Nimpha – La storia di una ninfomane, in cui la passionalità sfrenata della protagonista della canzone è paragonata in extremis alla condizione psico-fisica di una ninfomane.

 

 

Una delle caratteristiche stilistiche più interessanti del disco si identifica sicuramente con la dimensione poetica di qualità che denota tutte le tracce presentate. I testi delle canzoni, infatti, sono sapientemente costruiti sfruttando le svariate potenzialità creative della lingua italiana, posta in risalto e quindi celebrata, per produrre immagini a dir poco poetiche nella loro essenza. Una delle influenze maggiori in merito a questo potrebbe essere la poesia giocoso-amorosa italiana del Duecento per quanto riguarda l’utilizzo di termini tradizionali appartenenti alla sfera semantica dell’amore, in perenne collegamento, tuttavia, con suoni e melodie tipicamente moderne, a significare l’efficace mescolanza tra antico e nuovo, tra tradizione e rinnovamento. Un esempio evidente di questo procedimento è rappresentato da una strofa tratta da Donna vedi: «Ricercano uno schiaffo con la bocca mezza aperta/L’erotico sublime incandescente amato». Come si può notare, la prima parte del distico descrive una situazione-tipo in cui molte donne si ritrovano spesso nel presente attuale (ad esempio nel caso di relazioni tossiche), per poi passare al secondo capoverso in cui la ritmica e il lessico utilizzati fanno riferimento a un’aulicità linguistica tipica dei secoli passati (sublime, incandescente).

 

 

La giovanissima autrice (anno 2002) si dimostra ancora una volta, attraverso i vari brani dalle sonorità ancestrali che fanno in parte l’occhiolino alle ballate di De André e Guccini ma anche alla musica popolare medievale, un’artista attuale, sensibile e matura, nonché particolarmente interessata a dare tutta se stessa, corpo e voce, alla rappresentazione viscerale di istanze e temi che sfidano qualsiasi tabù o categorizzazione limitante, come già era stato in precedenza nel caso delle canzoni Clito o Vergogna. A ciò si aggiunge la componente profondamente autobiografica e quindi più autentica che percorre trasversalmente tutta la produzione di Madame, a partire dall’album di debutto omonimo e dal successo nazionale del singolo Voce, quasi una presentazione onirica e metaforica di sé stessa sulla scena musicale e del mondo, fino ad arrivare a quest’ultima opera (ne è un esempio Se non provo dolore), che con la sua brutale onestà descrive, alla fine, l’amore come un «fuoco» ardente, una forza potentissima che muove l’essere umano e l’intero universo delle sue azioni.