Maxim Kammerer è a capo dell’ufficio Eventi Insoliti del COMCON-2, la grande agenzia di sicurezza planetaria. In un’epoca di prosperità in cui la civiltà umana vive un momento di grande espansione che la porta a prendere contatto con popoli alieni, fenomeni inspiegabili come attacchi di isteria di massa colpiscono il genere umano ed è in occasione di uno di questi episodi, la scomparsa di una spedizione sul pianeta Tibiscus, che mette in allerta Kammerer, il quale riceve un messaggio a riguardo. La sua indagine condurrà ai Nomadi, una misteriosa razza aliena che sembra avere progetti tutti suoi per gli esseri umani. Pubblicato in precedenza come Passi nel tempo, il romanzo Le onde placano il vento (Urania Mondadori, pag. 199) è un lavoro dei fratelli Strugackij di metà degli anni ’80 parte dell’universo narrativo detto Universo di Mezzogiorno il cui primo volume, fatto bizzarro, è pubblicato da Carbonio Editore con il titolo di L’isola abitata. I due libri, più un terzo attualmente fuori catalogo, condividono l’ambientazione e il personaggio principale ma restano godibili come lettura a sé stante. Rispetto ad altri volumi di Boris e Arkadij Strugackij, Le onde placano il vento si presenta per certi versi come un’opera differente. Manca infatti l’ambientazione surreale, sospesa nel tempo di lavori come La città condannata e L’albergo dell’alpinista morto, luoghi sospesi nel tempo e in qualche modo sempre circoscritti che diventano il palcoscenico per una messa in scena a tratti allucinata, fatta di situazioni distopiche in qualche modo fuori dal flusso degli eventi del mondo, alla deriva nei delicati e non sempre logici meccanismi che le fanno stare in piedi. (in apertura un’immagine di Danila Tkachenko).
Manca anche l’aspetto più leggero, quell’incedere brillante à la Dürrenmatt che fa da contrasto al dramma e allo spaesamento del lettore che si trova in ambienti le cui coordinate non sono familiari né tantomeno rassicuranti. Insomma, Le onde placano il vento potrebbe quasi sembrare un libro di fantascienza classica. Se non fosse che alla penna ci sono i fratelli Strugackij. E della scrittura di Arkadij e Boris c’è tutto in quest’opera. La trama scorre con un ritmo lento, a tratti meditabondo e che nulla concede in termini di puro intrattenimento. Un’opera unica, questo libro, che la scelta di pubblicare nella collana Urania è una mossa quantomeno coraggiosa, specie se si a un nuovo lettore di fantascienza che approccia la collana dalle mensole di un’edicola e, come primo impatto con il genere, si trova un libro ponderoso e demanding, una sfida che plausibilmente potrebbe essere dovuta alla voglia dei fratelli Strugackij di non concedersi all’intrattenimento facile preferendo selezionarsi i lettori magari non in quantità, ma di certo interessati e con la giusta competenza per affrontare un testo tutt’altro che semplice. Insomma, non proprio un entry level per Urania. Ma d’altronde, diciamolo, la collana del cerchio rosso su sfondo bianco è una delle più moderne, che si prende la libertà di pubblicare autori in grado di spingere e portare a casa un libro non semplice ma solido. Come Le onde placano il mare, che il rischio del classico già visto lo dribbla quasi subito in favore di un livello qualitativo molto alto, a patto di saperlo apprezzare.