Attrazione fluida: a Rotterdam51 Please Baby Please e il cinema di Amanda Kramer

Amanda Kramer
Foto di Danny Lane

Paura e desiderio, l’instabile equilibrio delle pulsioni e l’inverso gioco di ruolo delle identità: impastato in cromatismi quasi fluorescenti spalmati su scenari artefatti, Please Baby Please, il film di Amanda Kramer che ha aperto Rotterdam 51 come parte di un focus dedicato alla regista, è una sorta di noir adibito a psicodramma familiare. La tensione è tutta d’interno, costruita in un gioco di coppia che lacera ironicamente i ruoli di genere socialmente calcificati: masculin/féminin, marito e moglie, virilità e sensibilità… Ne sono protagonisti plasticamente artificiali Suze e Arthur, una coppia del Lower East Side newyorkese, profilo vagamente bohémien affidato alla presenza scenica di due attori come Harry Melling e Andrea Riseborough (lui il Dudley Dursley della saga di Harry Potter, visto anche nel Macbeth di Joel Coen, lei presenza indie in ascesa da Happy-Go-Lucky di Leigh a Birdman, sino a Possessor per Tom Ford e Brandon Cronenberg…). Il punto di frattura del loro noioso equilibrio di coppia arriva una sera in cui, tornando a casa, i due assistono al pestaggio di un’altra coppia da parte di una banda di wild boys e girls in borchie, pelle e brillantina. La gang è capeggiata da una androgina bellezza, un ragazzo vestito come Marlon Brando nel Selvaggio, interpretato da Karl Glusman, che qualcuno ricorderà in Love di Garspar Noé. (In apertura un’immagine tratta da Please Baby Please).

 

 

Il perturbante è proprio lui, questo angelo selvaggio che attrae ed è attratto da Arthur, spaventato e sedotto dalla sua insana protervia fisica e sessuale. Tanto quanto Suze è attratta dalla violenza del gruppo, in una sorta di revancismo testosteronico assimilato per inversione di ruolo: lei che è una casalinga arty affiancata da un maschio indubbiamente poco alfa, rimette in discussione le categorie familiari e sociali e si spinge in una sempre più veemente performace maschile. Il tutto mentre Arthur e il bel selvaggio flirtano a distanza sempre più ravvicinata e la gang intrattiene con la coppia una sorta di patto di seduzione psicologica e sedizione sociale. Un gioco pericoloso che si proietta verso la ricca lady appena trasferitasi al piano di sopra, interpretata da una imprevista e imprevedibile Demi Moore, destinata ad essere lo specchio opaco in cui tanta violenza fisica e attrazione psicologica si infrangerà. Ecco Amanda Kramer costruisce questo sua nuovo film enfatizzando una linea di analisi sociale che nelle sue opere precedenti (tutte offerte dal Focus di Rotterdam 51) si sviluppava in una forma altrettanto plastica e performativa, ma anche meno enfatica.

 

 

Questa artista lavora indubbiamente sulla cristallizzazione delle dinamiche di genere nella sfera sociale e in quella personale, cercando nel gioco domestico concentrazionario lo spazio per una valutazione differente delle relazioni affettive e personali. Please Baby Please trova negli “esterni” offerti dalle scene di strada e nei locali notturni una spazialità sociale che in altri film della Kramer era negata: Ladyworld raccontava un interno femminile segregato a causa di un terremoto che ha devastato la città, mentre in Paris Window una coppia fratello/sorella duetta in cerca di una via d’uscita all’ossessione reciproca che li attanaglia. L’incombenza di un perturbante resta la leva su cui Amanda Kramer costruisce lo scollamento tra l’abitudine e la rivoluzione esistenziale dei suoi personaggi. E in questo senso particolarmente interessante appare la performance inscatolata nel format televisivo d’antan offerta in Give Me Pity!, il film che la regista ha realizzato sempre quest’anno assieme a Please Baby Please: lo show televisivo di una star del sabato sera, perfettamente ricostruito con gusto vintage da Amanda Kramer, diventa una sorta di contenitore straniante in cui, la lucentezza della forma esprime lo scollamento della star dalla sua struttura identitaria.

 

 

 

BigTalk con Amanda Kramer @ Rotterdam51