A Padova American Beauty: il totem Stars and Stripes riletto dall’arte

Laurent Elie Badessi, Navy flag, American Dream, 2006

American Beauty è una rosa, creata in Francia, che, esportata negli Stati Uniti, è diventata la più diffusa del continente nordamericano, oltre che fiore simbolo di Washington. Ma se i petali rimangono floridi a lungo, il gambo marcisce rapidamente. Da questa metafora prende il via l’esposizione, American Beauty. Da Robert Capa a Banksy, con l’intento di offrire un ampio ritratto degli Stati Uniti. Il Centro culturale Altinate | San Gaetano di Padova fino al 21 gennaio 2024, propone 130 opere d’arte, selezionate per sviluppare una narrazione che illustri le ambivalenze e le contraddizioni made in USA. L’orgoglio patriottico e la modernità culturale da un lato, il feroce imperialismo e le persistenze dei fenomeni di intolleranza razziale dall’altro. La mostra è organizzata da ARTIKA di Daniel Buso ed Elena Zannoni, in collaborazione con il Comune di Padova, Assessorato alla Cultura e Kr8te. La mostra si pone l’obiettivo di raccontare alcune delle vicende chiave della storia statunitense negli ultimi cento anni, attraverso le opere di decine di artisti. L’elemento che accomuna questi artisti è l’utilizzo della bandiera americana come elemento iconografico di partenza. Da Jasper Johns ad Andy Warhol, da Iwo Jima a Banksy, la bandiera è sempre stata uno strumento attraverso il quale inviare un preciso messaggio: dall’esaltazione alla denuncia, trasfigurando in positivo o in negativo il ritratto degli Stati Uniti. La “stelle e strisce” ha un valore totemico, rappresenta l’amalgama dei diversi popoli e religioni, che convivono in America. Nella mostra sono rappresentate alcune tra le tappe fondamentali della storia americana: da Iwo Jima a Martin Luther King, passando per la Pop Art e lo sbarco sulla luna, il Vietnam e la Silicon Valley. In apertura: Banksy, Flag (silver), 2006.

 

Andy Warhol, Moonwalk, 1987. The Andy Warhol Foundation

 

La mostra ospita una selezione di 120 artisti internazionali ed è divisa in cinque sezioni: Patriottismo, Potere, Conflitti culturali, Imperialismo americano, Una vita a stelle e strisce e tre focus ( Black Lives Matter, La guerra in casa, 9/11). Sono presenti alcune tra le più importanti correnti della fotografa internazionale: come la street photography (Henri Cartier-Bresson, Vivian Maier) e la fotografia documentaria (rivoluzionata dai ritratti di Diane Arbus). La fotografia a colori è ben rappresentata da alcuni mostri sacri come Steve McCurry, Annie Leibovitz e Vanessa Beecroft. La rassegna accoglie anche alcuni movimenti artistici che hanno fatto la storia dell’arte.   Il primo movimento autenticamente americano, e destinato a diffondersi capillarmente in tutto il mondo, è stato la Pop Art (qui rappresentata da Rosenquist, Indiana e Warhol). La Pop Art ha rivoluzionato il modo stesso di concepire l’arte: accogliendo iconografie extra artistiche (come il fumetto e i prodotti da supermercato) e determinando perciò una compenetrazione tra cultura alta e cultura bassa. Il secondo movimento, che ha preso il via tra le strade di New York, è la street art. Dall’opera pionieristica di Keith Haring, la street art si è imposta in tutto il pianeta, sempre in bilico tra l’essere uno strumento di rivolta antiestablishment o un prodotto commerciale ambito dalle gallerie d’arte. La street art è attualmente la corrente artistica più diffusa a livello internazionale, erede della Pop Art. Banksy, Mr. Brainwash e Obey sono i suoi rappresentanti in mostra.

 

Ruth Orkin, Boy with flag, 1949 © Ruth Orkin

 

James Rosenquist, Stars and stripes at the speed of light, 2006 © James-Rosenquist