La Cina (non) è vicina Badiucao espone a Brescia

La mostra evento di Badiucao, visitabile al museo di Santa Giulia a Brescia fino al 13 febbraio 2022, sta generando un hype non indifferente, confermando ancora una volta quanto la città stia riscoprendo e rinsaldando negli anni il proprio rapporto con la cultura. L’artista cinese è noto per essere ai ferri corti con il governo cinese per via della critica senza mezzi termini che esprime con le sue opere. L’arte di Badiucao ha una fortissima connotazione politica, il cui bersaglio è principalmente il Partito comunista cinese ma non soltanto: le sue opere rifiutano la polarizzazioni facili ponendosi fra due fuochi, l’altro è quello dell’occidente liberista che alla critica facile per i diritti umani negati alterna convenienti rapporti d’affari su cui spesso si tende a sorvolare. Due dei nodi tematici principali del lavoro di Badiucao sono la gestione dell’emergenza Covid-19 da parte del governo cinese, in particolar modo la cortina di silenzio fatta calare intorno a Wuhan nei giorni più critici della pandemia, e la rievocazione dell’eccidio di Piazza Tienanmen, vera e propria epifania che ha convinto l’artista a intraprendere il suo percorso creativo e politico. In tal senso, una delle opere più impressionanti di tutta la mostra sono i sessantaquattro orologi tracciati con il sangue dello stesso Badiucao, che rappresentano gli orologi regalati dal Partito ai soldati come ringraziamento per aver partecipato ai fatti di del giugno 1989. Meno d’impatto ma altrettanto sentito è l’omaggio a Liu Xia, moglie del poeta dissidente Liu Xiaobo, che fino alla fine ha sostenuto il marito a lungo detenuto. Nel catalogo della mostra è possibile leggere tradotti in italiano alcuni dei diari di Wuhan, testimonianze raccolte e riarrangiate da Badiucao, che raccontano a partire dalla viva voce dei cittadini, i momenti più bui della pandemia.

 

 

Un’altra parte interessante della mostra è quella che include le sezioni che parlano dell’assimilazione forzata degli Uiguri, delle proteste a Hong Kong e della repressione in Myanmar. Qui Badiucao trova la forma più attuale del suo percorso espressivo, approriandosi di tutta una serie di linguaggi, dal branding delle multinazionali alla sintesi dei meme figli dell’era dei social network, con un risultato particolarmente incisivo accomunabile a iniziative di culture jamming già rodate come AdBusters. Perché quello che conta, per un artista dai chiari intenti politici come Badiucao, non è tanto l’originalità quanto l’efficacia. Il suo non è un discorso intorno all’arte, ma un uso pratico e finalizzato dall’arte stessa. Il suo lavoro non cerca l’innovazione o il discorso brillante ma astratto, ma veicola un messaggio chiaro quanto calato nella realtà contemporanea con tutte le sue criticità. Badiucao non parla di arte, ma attraverso l’arte parla del mondo che gli sta intorno nella sua dimensione più profondamente concreta.