Raccontare la città: al Museo Diocesano Mario De Biasi e Milano. Edizione Straordinaria

Un vetturino in attesa di clienti in piazza Castello, Milano 1957; Archivio Mario De Biasi per Mondadori Portfolio

Per De Biasi, la macchina fotografica
è la naturale estensione della sua stessa persona.
Bruno Munari

Fino al 18 febbraio si può visitare la mostra MARIO DE BIASI E MILANO. Edizione Straordinaria, curata da Maria Vittoria Baravelli e Silvia De Biasi, organizzata e prodotta da Mondadori Portfolio in collaborazione con il Museo Diocesano di Milano, col patrocinio del Comune di Milano. Ci sono 100 fotografie, provini e scatti inediti, realizzati in quasi settant’anni di carriera da uno degli autori più apprezzati del secondo Novecento italiano, che per tre decenni documentò la storia del nostro Paese attraverso le pagine di Epoca. Il percorso espositivo – costituito da opere provenienti dall’Archivio Mondadori e dall’Archivio Mario De Biasi – consente al pubblico di conoscere il linguaggio che De Biasi adattò a contesti molto diversi tra loro, in particolare a Milano. Uno sguardo lucido ed evocativo al tempo stesso, capace di narrare con immediatezza e originalità un momento controverso della storia d’Italia. Nelle trame ordinate dei suoi scatti si leggono infatti i cambiamenti storici e culturali del Paese, che negli anni ’50 e ’60 andava proponendo una rinnovata identità culturale. (In apertura Arrivo dei pendolari alla Stazione di Porta Romana, Milano 1955; Archivio Mario De Biasi per Mondadori Portfolio).

 

 

 


La Galleria Vittorio Emanuele dall’alto, Milano anni ‘50; Mario De Biasi Per Mondadori Portfolio

 

Una delle cifre più caratteristiche del suo lavoro è quello di vedere la città con uno sguardo dall’alto che gli consente di abbracciarla completamente. Ne è un caso la fotografia del 1954 che cattura la Galleria Vittorio Emanuele II in tutto il suo splendore, animata da una folla di persone che la frequentano. In De Biasi, spesso la città faceva anche da set cinematografico per raccontare le storie di persone comuni. È il caso della serie di fotografie del 1956 in cui, ricercando un soggetto per documentare la ritrovata normalità dopo gli anni devastanti della guerra, pensa di narrare per immagini la giornata di una tipica ragazza milanese della porta accanto, la cui identità è ancora sconosciuta, e che seguì fin dal suo risveglio in tutti i suoi riti e ritmi quotidiani.All’interno del percorso non poteva mancare il suo scatto più conosciuto, Gli Italiani si voltano, realizzato nel 1954 per il settimanale di fotoromanzi Bolero Film, che immortala un gruppo di uomini che osservano Moira Orfei, inquadrata di spalle e vestita di bianco mentre passeggia per il centro di Milano. La mostra si chiude con la sezione Da Milano alla Luna che raccoglie una preziosa selezione di fotografie che De Biasi realizzò nei suoi viaggi extra europei: dall’Africa alla Rivoluzione di Budapest, dal Giappone alla Siberia a New York, fino ad arrivare alla documentazione dei preparativi per l’allunaggio dell’Apollo 11.

 

Due tranvieri guardano le corse dell’Ippodromo, Milano anni ’50; Archivio Mario De Biasi per Mondadori Portfolio

 

Una mostra che si configura come “edizione straordinaria” in cui fotografie vintage e provini, ripercorrono l’evoluzione di Milano degli anni ‘50 e ‘60. La città d’elezione che De Biasi sceglie rispetto a qualsiasi altro posto nel mondo, come suo campo-base. Il Duomo, la galleria, i parchi ed i navigli; un racconto visuale della città che sale, di quando noi abbiamo cominciato ad essere noi. A cento anni dalla nascita di Mario De Biasi, l’uomo che secondo Enzo Biagi era il solo a proporre sempre e comunque “la fotografia giusta,” questa mostra vuole indagare l’uomo attraverso il suo occhio privato, sentimentale e narrativo.

Maria Vittoria Baravelli

 

Barcone di sabbia sul Naviglio, Ripa di Porta Ticinese, Milano anni ’50; Archivio Mario De Biasi per Mondadori Portfolio