Jane Birkin, 1976 © Angelo Frontoni / Cineteca Nazionale–Museo Nazionale del Cinema

Sex & Revolution!

Alice ed Ellen Kessler, 1975 © Angelo Frontoni / Cineteca Nazionale–Museo Nazionale del Cinema

Fino al 17 giugno 2018, Palazzo Magnani di Reggio Emilia propone la mostra SEX & REVOLUTION! Immaginario, utopia, liberazione (1960-1977) che indaga le trasformazioni nel modo di concepire e vivere la sessualità tra gli anni ’60 e ’70, attraverso oltre 300 reperti d’epoca: sequenze cinematografiche, fotografie, fumetti, rotocalchi, libri, locandine di film, brani musicali, installazioni multimediali, ambientazioni con oggetti di design, musica. La rassegna, curata da Pier Giorgio Carizzoni, sotto la direzione scientifica di Pietro Adamo, docente all’Università di Torino, è uno degli appuntamenti principali della XIII edizione di Fotografia Europea, che quest’anno ruota attorno al tema RIVOLUZIONI – Ribellioni, cambiamenti, utopie. Il percorso espositivo, suddiviso per aree tematiche, è scandito da alcuni oggetti simbolo: pillola anticoncezionale, monokini, vibratore, accumulatore orgonico, super 8, frusta, minigonna. La mostra si apre con un’analisi dell’ambito filosofico e culturale entro cui è nata e si è sviluppata la rivoluzione sessuale: dagli studi freudiani di fine Ottocento alle ricerche di Wilhelm Reich, di cui verrà presentato l’orgonometro, misuratore di quella particolare forma di energia, detta ‘orgonica’, scoperta dallo stesso Reich negli anni Trenta del Novecento, alle prime ricerche di sessuologia di autori quali Alfred Kinsey, Albert Ellis, Frank Caprio, agli studi di Herbert Marcuse, che aprirono la strada a rilevanti battaglie politiche e culturali. Un ruolo di rilievo è affidato all’approfondimento del rapporto tra sesso e letteratura attraverso fondamentali romanzi come l’Ulisse di James Joyce, L’amante di Lady Chatterley di David Herbert Lawrence, Tropico del Cancro di Henry Miller, Sputerò sulle vostre tombe di Boris Vian, e i percorsi della censura e dei processi che colpirono autori quali i citati Lawrence e Miller, ma anche William Burroughs e il nostro Vitaliano Brancati. In apertura Jane Birkin, 1976 © Angelo Frontoni / Cineteca Nazionale–Museo Nazionale del Cinema.

Jane Fonda sul set del film Barbarella (Roger Vadim, 1968) © Angelo Frontoni / Cineteca Nazionale–Museo Nazionale del Cinema

La prima sezione si chiude con l’illustrazione di alcune pratiche sociali che hanno caratterizzato la rivoluzione sessuale: la legittimazione della contraccezione e dell’aborto; la diffusione di libero amore, scambismo, coppia aperta e nudismo; la progressiva accettazione sociale dell’omosessualità maschile e femminile; il proliferare della pornografia. I mutamenti di costume innescati da questi processi culturali – tra gli anni cinquanta e sessanta – favoriscono la creazione di prodotti cinematografici ed editoriali fortemente innovativi. In mostra le prime copertine di riviste internazionali come Playboy e Penthouse, delle omologhe italiane Playmen e Le Ore, ma anche i volumi dell’Olympia Press, la casa editrice americana fondata nel 1953 con sede a Parigi, che ha pubblicato, senza censura, alcuni romanzi erotici della Beat generation. Sono esposte anche rare edizioni italiane di audaci classici del passato, talora in versione semiclandestina, oltre a spezzoni di film con la comparsa dei primi nudi su grande schermo. Di questi stessi anni, quali evidenti segnali dei mutamenti in atto, sono proposte sequenze di celebri film e documentari diretti da maestri della settima arte come Bergman, Kazan, Wilder, Antonioni.

 

 

Negli anni Sessanta della protesta studentesca, delle femministe e dei movimenti di liberazione omosessuale, gli scrittori della Beat generation e della controcultura hanno portato nei media, nella vita quotidiana e nella coscienza collettiva i temi della liberazione del corpo, della funzione gioiosa dell’erotismo, di un più equilibrato rapporto uomo-donna, diffondendo stili di vita alternativi. Uno degli effetti d’impatto culturale è stato l’avvento di una pornografia di massa progressivamente legalizzata. Dalle esperienze dei primi nudi integrali si passa man mano ai prodotti hard core, che trovano spazio in riviste a larga diffusione, ma anche nel mondo del fumetto e soprattutto nel cinema. Agli inizi degli anni Settanta si verifica un boom del sesso su grande schermo con l’apertura e la diffusione dei cinema a luci rosse che proiettano pellicole a contenuto hard; di questa stagione la mostra offre una ricca documentazione che comprende le prime riviste hard scandinave, filmini in super 8, le pubblicazioni italiane nel passaggio dal soft all’hard, i più celebri libri a luci rosse del periodo nonché un montaggio ragionato dei primi film porno di maggior successo. Tuttavia, l’affermazione della pornografia ha messo in evidenza le maggiori criticità della rivoluzione sessuale e dei suoi esiti: una sessualità virata sull’occhio maschile, la persistenza delle gerarchie dei ruoli. La mostra, attraverso postazioni audio-video, fotografie, manifesti originali, libri e riviste analizza come la sessualità, finalmente liberata, abbia influenzato buona parte della cultura e della società. La musica, con le canzoni dal tono e dal testo esplicito come Je t’aime… moi non plus di Serge Gainsbourg e Jane Birkin, o Love to love you babe di Donna Summer, o il reiterato No no no di Sabina Ciuffini. Il teatro, con i musical Hair, Oh Calcutta, The Rocky Horror Show. Il cinema d’autore, che va verso il sesso esplicito, con brani tratti da La Bestia di Borowczyk, Le farò da padre di Lattuada, Novecento di Bertolucci, L’impero dei sensi di Oshima e altri. Il fumetto, con Sukia, Jacula e numerosi altri. La letteratura, con autori quali Philip Roth, Alberto Moravia, o casi letterari come i best-seller Porci con le ali e Paura di volare. La fotografia, con immagini d’archivio di alcuni tra i più significativi protagonisti di quei grandi mutamenti e con opere d’autore come quelle di Paola Mattioli e Angelo Frontoni.

 

 

Jane Birkin, 1976 © Angelo Frontoni / Cineteca Nazionale–Museo Nazionale del Cinema

 

 

 

Sylva Koscina, 1960 © Angelo Frontoni / Cineteca Nazionale–Museo Nazionale del Cinema