Usate la verità come pregiudizio, la mostra di W. Eugene Smith

Fino al 4 dicembre 2016, presso il Centro Culturale di Milano in Largo Corsia dei Servi 4, si può visitare la mostra Usate la verità come pregiudizio dedicata a W. Eugene Smith (1918-1978), uno dei più grandi maestri della fotografia di reportage. L’esposizione, ideata da Camillo Fornasieri, direttore del CMC, curata da Enrica Viganò, con il patrocinio della Regione Lombardia e del Comune di Milano, presenta 60 original print in grado di ripercorrere la carriera del fotografo americano, attraverso i suoi cicli più famosi, realizzati tra il 1945 e il 1978, provenienti dalla collezione privata di H. Christopher Luce di New York. Nell’immagine d’apertura W. Eugene Smith-A walk to Paradise Garden, 1946.

W. Eugene Smith, The Spinner, 1950.
W. Eugene Smith, The Spinner, 1950.

La rassegna documenta i “saggi fotografici” di Eugene Smith, ovvero i suoi reportage di racconto sociale o di denuncia, nei quali ha abbracciato i periodi della Depressione, della guerra, della ricchezza del dopoguerra e quello della disillusione, dalle fotografie scattate sui teatri della Seconda guerra mondiale, dalle battaglie nel Pacifico fino a Okinawa, dove venne gravemente ferito, alla serie del Country Doctor (1948), commissionatagli dalla rivista Life, che racconta la vita quotidiana del dottor Ernest Ceriani, un medico di campagna nella cittadina di Kremmling a ovest di Denver. Il percorso continua con le serie Nurse Midwife (La levatrice)del 1951, in cui segue le vicende di MaudeCallen, una levatrice di colore, per testimoniare le difficoltà nell’esercitare il suo lavoro nel profondo sud degli Stati Uniti e, al contempo, per approfondire temi connessi alla discriminazione razziale. Nel 1951, Life pubblica il suo reportage condotto in Spagna, a Deleitosa, un piccolo centro contadino di non più di 2.300 abitanti, sull’altipiano occidentale dell’Estremadura. “Cercherò di conoscere a fondo un villaggio spagnolo – aveva dichiarato Eugene Smith – per descrivere la povertà e la paura provocate dal regime di Franco. Spero di realizzare il migliore reportage della mia carriera”. Quello che risultò fu un quadro di una società rurale arcaica, in preda a gravi difficoltà economiche dovute al pesante regime franchista. Non mancano le fotografie di A Man of Mercy (Un uomo di carità) dedicate al lavoro e alla comunità di Albert Schweitzer nell’Africa Equatoriale Francese, o il ritratto panoramico e singolare della città di Pittsburgh del 1955-58. Chiudono idealmente la rassegna, gli scatti su Minamata (1972-75), la città giapponese devastata dall’inquinamento di mercurio che la Chisso Corporation versava nelle acque dei pescatori eche portava gli abitanti a soffrire di una terribile malattia nervosa – Minamata illness – che prese il nome proprio da quello della città. In mostra si troverà la fotografia più famosa di questo ciclo, definita la Pietà del Ventesimo Secolo, che raffigura la bambina Tomoko mentre fa il bagno tra le braccia della madre.

W. Eugene Smith. ©Collection Center for Creative Photography, The University of Arizona
W. Eugene Smith. ©Collection Center for Creative Photography, The University of Arizona

 

Il modo più efficace per essere un buon giornalista è cercare di essere il miglior artista possibile.
W. Eugene Smith