Dolores O’Riordan (1971-2018) – Spremere bellezza dalla disperazione

Dolores ha combattuto contro i suoi fantasmi e ha perso (nel 2013 in una confessione all’Independent aveva rivelato di avere subito abusi a 7 anni). E pochi anni fa in una terribile intervista con Barry Egan aveva confessato il suo male di vivere: «Arrivi al punto in cui l’unica cosa che vuoi è morire, perché così finalmente troverai la pace. E sai che a quel punto le cose non potranno più peggiorare». Per dirla con Dagerman lei «sentiva di attirare il dolore come un amante», stretta fra le contraddizioni tra il desiderio di essere felice e l’impossibilità di esserlo, tra il bisogno di essere liberi e le innumerevoli schiavitù dell’esistenza. Di lei ci rimane testimonianza  di una talento cristallino – la sua meravigliosa voce – e il suo ultimo messaggio sul profilo Facebook della band, è del 20 dicembre scorso: «Ciao a tutti, sono Dolores. Sto bene! Ho fatto il mio primo giro di concerti durante il fine settimana, ho suonato alcune canzoni alla festa annuale del personale di Billboard a New York. Ci è piaciuto davvero! Buon Natale a tutti i nostri fan!! Xo». Giuliano Sangiorgi dei Negramaro ha scritto su Facebook per ricordare l’amica e collega con cui ha inciso Senza fiato. Ecco l’inizio. «Ti ho vissuta sempre come un sogno. Lo sapevo che non avrei dovuto farlo… Ti ho vissuta sempre come un sogno. Lo sapevo che non avrei dovuto farlo. Avrei dovuto viverti come un giorno qualunque. Da sveglio, sveglissimo. Come una persona qualsiasi, magari conosciuta in un viaggio insieme. Avrei dovuto essere meno rispettoso delle distanze, come se non fossero mai esistite e, invece, ti ho trattato come una leggenda, perché questo sei per quelli come noi e per il mondo intero, per la generazione di “zombie” che hai lasciato orfani della voce più rivoluzionaria degli ultimi 40 anni…»