Emir Kusturica: mi sono sempre paragonato al direttore di uno zoo

Ogni giorno, nella ex Yugoslavia sconvolta da venti di guerra, un lattaio attraversa il fronte su un asino schivando le pallottole per portare la sua preziosa merce ai soldati. Baciato dalla buona sorte nella sua missione, amato da una bella ragazza del paese, sembra destinato a un futuro roseo … fino a quando l’arrivo di una misteriosa donna italiana gli sconvolge la vita. Emir Kusturica con On the Milky Road ha firmato un film caotico e bislacco. All’ultimo festival di Venezia lo abbiamo incontrato. Ha i capelli arruffati. È un gigante. Ti stringe la mano e intanto tiene un sigaro tra le labbra. Emir Kusturica è davvero un “tipo balcanico”, e non solo per i film che fa.

 

Il tempo non è un fattore

On the Milky Road deriva da un mio corto, in cui lei interpretavo un monaco ortosso che dialoga con un orso. L’orso c’è anche qui. Insieme ad anatre, maiali, falconi, vacche, agnellini.  Con l’orso siamo amici di 5 anni: giochiamo, lo cibo. È goloso di arance, proprio come nel film. Ho dovuto rigirare le prime tre settimane di riprese, perché il falco si è aggiunto dopo. Il tempo non ha mai rappresentato un fattore per me. La lavorazione di questo film è durata tre anni e non ho modificato in nulla la mia idea originale. Volevo girare tutto in esterno, far diventare la Natura protagonista. Ho aspettato che smettesse di piovere: due anni fa ci sono stati 47 giorni continui di pioggia, in Serbia. Ho semplicemente aspettato che tornasse il sereno, e che la zona si asciugasse. Volevo il sole vero.

 

Il mio metodo

In genere arrivo sul set il mattino presto, prendo un tè con i miei attori e inizio a cercare di realizzare quello che ho pensato durante la notte. Mi piace montare il film mentre lo giro: gli americani (negli Usa ha girato Il valzer del pesce freccia con Johnny Depp, Faye Dunaway, Jerry Lewis, mentre insegnava cinema da quelle parti, ndr) usano anche 5 macchine da presa e poi vanno in sala di montaggio. Io invece monto man mano: mentre giro, sul set, monto il film nella mia testa. È un metodo che presuppone una sicurezza di sé fortissima, lo so. Comunque è vero: ogni volta che faccio un film rischio la vita e porto tutti ai limiti più estremi. Eppure, ho girato 10 film e, detto sinceramente, in pochissimi sono scappati. Il segreto è far capire che il primo a impegnarsi sei tu: se capisco che sei disposto a ogni sacrificio, ti seguono in tutto.

 

Io e Monica Bellucci

Ho scelto Monica Bellucci perché volevo fare un film di donne, sulle donne e per le donne. Sono soddisfatto: penso di essere riuscito a combinare forza di carattere e femminilità. Monica si è lanciata da 20 metri di altezza per me: aveva le imbracature di sicurezza, ma è tutto vero. Sentivo che aveva tante altre corde che fino a quel momento non aveva ancora suonato. Volevo aiutarla a dimostrare tutti i suoi talenti, anche quelli ancora nascosti. Quando ho letto nella recensione dell’Hollywood Reporter che “Monica Bellucci in On the Milky Road dimostra di essere indistruttibile” sono stato fiero di me. Lotta anche con un serpente, scena complicatissima. Ma del resto io mi sono sempre paragonato al direttore di uno zoo: noi uomini siamo animali sociali, e sui miei set gli animali sono veri.

 

Il cinema, oggi

Fare film è davvero sempre più complicato. Mettere in piedi un progetto ormai è un’impresa. Però la voglia non mi passa. Poi c’è la musica: quella di On The Milky Road è di mio figlio, ma io continuo a tenere anche dei concerti. Mi diverto troppo. E poi sono anche un contadino e sto davvero pensando di lanciare succhi di frutta biologici in Serbia, dove ho una piantagione di mele e lamponi.