James Caan. Ritratto di un attore anticonvenzionale

Si dice che fosse amico personale di Carmine Persico, noto anche come “The Snake”, celebre mafioso della famiglia Colombo e per uno strano gioco del destino il suo nome sarà sempre legato a quello di Sonny Corleone del Il padrino. James Caan, che era di origine ebrea (i suoi genitori immigrati in America dalla Germania) ha esordito nelle serie televisive (Gli intoccabili, 1962) per poi passare al cinema grazie a Un giorno di terrore di Walter Grauman. Il primo ruolo importante lo ottiene grazie a Francis Ford Coppola, che diventerà l’amico di sempre che lo volle in Non torno a casa stasera, dove interpreta il ruolo del giocatore di football che ha subito danni al cervello. Con Coppola lavorerà ancora in Il Padrino parte II con un cameo e in Giardini di pietra, ma la sua carriera ormai è lanciata e Caan potrà dare prova della sua versatilità in film diversi, da Conto alla rovescia (1968) di Robert Altman, a 40.000 dollari per non morire (1974) di Karel Reisz (scritto da un esordiente James Tobak), da Killer Elite (1975) di Sam Peckinpah, in coppia con Robert Duvall, a Rollerball (1975) di Norman Jewison e Quell’ultimo ponte (1977) di Richard Attenborough, solo per citare i successi degli anni Settanta. Nato il 26 marzo 1940 nel Bronx,  tentò la strada del football e si iscrisse alla Hofstra University di Hempstead, senza mai conseguire la laurea e passando presto agli studi di recitazione alla Neighborhood Playhouse School of the Theatre.

 

Rollerball (1975)

 

La candidatura all’Oscar per Il Padrino (1972) lo consacra agli occhi del pubblico come attore dal grande temperamento e dalla forte presenza sulla scena. Inizialmente avrebbe dovuto vestire i panni di Michael Corleone, ma fu lui stesso a consigliare Al Pacino per quella parte, scegliendo per sé quella di Sonny, che muore crivellato dai colpi di mitra al casello autostradale, in uno degli attentati mafiosi più spettacolari dell’intera saga. Finiva così la storia del ribelle, irascibile e istrionico Sonny, che, proprio grazie a Caan, riusciva a essere imprevedibile e a regalare allo spettatore attimi di tensione. La sua fisicità, la capacità di assumere uno sguardo tagliente e feroce, l’umanità talvolta affiorante sotto una maschera di cinismo. Sarà Michael Mann a raccogliere quell’eredità con Strade violente, classico del genere noir che offre a Caan la possibilità di modellare il ruolo del rapinatore Jack, pieno di sfaccettature, un professionista del crimine carismatico, tutto d’un pezzo e misterioso nella sua scorza di freddezza. In tempi recenti, però, non si possono dimenticare le sue interpretazioni in Dogville di Lars von Trier e, soprattutto, in Misery non deve morire, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King e diretto da Rob Reiner.  Diresse un unico film, nel 1980, Li troverò ad ogni costo, un film su un padre alla ricerca del figlio inserito nel programma di protezione testimoni. Scarso il successo al botteghino a fronte di una buona accoglienza da parte della critica, ma Caan era abituato ad essere amato e talvolta ignorato, avendo sperimentato nella sua carriera di attore totalizzante momenti di grande esaltazione a tempi bui durante i quali reinventarsi.

 

Il Padrino (1972)