Kristen Stewart: come Jean Seberg anch’io sento il bisogno di rimanere in contatto con la vita vera

Il progetto Seberg, circolava a Hollywood da circa 15 anni. Prima ancora che Kristen Stewart diventasse Bella di Twilight. Quello che le è succeso dopo, la avvicina a Jean Seberg. La fuga. Il ritorno. La consapevolezza di voler mostrarsi per quella che si è. Le scelte politiche di Jean e quelle sessuali di Kristen non sono lontanissime. Il film presentato a Venezia 2019 è ambientato tra il 1968 e il 1969. La superstar Jean Seberg era esplosa 10 anni circa prima in Giovanna d’Arco di Otto Preminger. Sul set, il rogo finale, l’aveva quasi bruciata viva. Era una diva appena ventenne. Scappò a Parigi. Un’altra vita e un altro cinema. Si era innamorata e sposata con uno scrittore, Romain Gary. Avevano avuto un bambino. Alla fine dei ’60 si sente fuori posto anche in Europa. Torna a Los Angeles. Entra in contatto con le Pantere Nere e i gruppi estremisti neri. Ha una storia con uno dei leader. Finisce sorvegliata, pedinata, spiata, registrata anche nell’intimità dall’FBI. Secondo alcuni, autori del film Kristen compresa, sarà questa  presenza ossessiva nella sua vita ad accompagnarla alla morte (nata nel 1938 si suicida nel 1979 e lascia un biglietto: “Forgive me. I can no longer live with my nerves”). A un certo punto, in Seberg di Benedict Andrews, si vede un filmato in bianco e nero del provino per Giovanna d’Arco. Sarebbe Jean Seberg, Sembra davvero Kristen all’epoca di Twilight. I paralleli sono tanti. Non solo per il pixie cut… Anche lei, diventata una teen star, è scappata in Francia. È tornata. Ha fatto outing.

 

Io e Jean Seberg

Oddio, spero di non essere registrata anch’io come lo era lei… Lei era un’immagine, l’attrice che si ribella. L’aveva  fatto andando a Parigi da americana del Midwest. Lo rifà tornando indietro e legandosi ai gruppi black. Volevo ritrarla come una donna che cerca disperatamente di mantenere i contatti con la vita vera, il mondo, gli altri. Lo sento anch’io: il bisogno di mantenere un sano rapporto con me stessa e la gente. Non me n’ero mai accorta. Rivedendola nei film e nei materiali d’archivio, per preparami, ho trovato questa fame nei suoi occhi. Che la portava a voler aiutare gli altri, chi ne aveva bisogno, far vedere quello che la gente non voleva vedere. È arrivata addirittura a sacrificarsi per gli altri. Perché la sua vita tragica deriva proprio dalle scelte che fece, senza mai tornare indietro.

 

 

Essere veri

Oggi io non ho paura a esprimere le mie idee politiche. Di essere me stessa davanti a tutti. Posso parlare ad alta voce. Poi il problema è che oggi tutto è così polarizzato, bianco o nero. Io invece penso che ci siano così tanti modi di essere che sceglierne solo uno è impossibile. Non mi interessa. Il rapporto che cerco con il mondo non passa attraverso un cellulare o un computer, per questo non sono sui social. Voglio che sia 1.0, non 2.0. Del resto viviamo in un’epoca in cui già tutto è così pubblico, che la segretezza non esiste più. Quello che è successo a Jean appartiene a un mondo diverso. Da parte mia ho scoperto che era  così luminosa. Lei brillava. E aveva questa onestà interiore che ho cercato di passare sullo schermo. Era come se dicesse: guardatemi come sono davvero. Come sono vera. Altre attrici della sua epoca non lo facevano.

 

Voglio vivere

Oggi mi sento più pronta ad affrontare il mondo. Mi sento più sicura di ciò che voglio. Mi sento pronta ad affrontare tutto. Sono orgogliosa di quello che sono adesso. Non ho più timidezze. Anzi vorrei che gli altri vedessero tutto quello che faccio. Nello stesso tempo penso a me stessa. Voglio esprimere le mie idee, entrare nel dibattito pubblico, dire la mia e non ho paura di farlo. Ma non penso troppo agli altri. Come non penso troppo alla mia carriera. Voglio vivere, prima di tutto, il resto è una semplice coseguenza…