Orson Welles e l’epopea di Quarto potere

Quarto potere, l’immensa opera prima, girata da Orson Welles a 26 anni, è tornata in sala.  Il film, del 1941, venne molto discusso ed ebbe un buon riscontro ai botteghini (non riuscendo però a rientrare degli oltre 800mila dollari di budget). Una pietra miliare nella storia del cinema per le novità che ha introdotto con la frantumazione del linguaggio, l’uso del flashback, l’uso del grandangolo, l’incredibile profondità di campo…Numerose le cause intentate contro il film, dalla paternità del soggetto a quella del miliardario Hearst che nel personaggio di Kane si riconobbe. Le dichiarazioni di Orson Welles sono tratte dai Cahiers du Cinema n.165 (aprile 1965), Time (febbraio 1969), The New York Times Magazine (agosto 1962).

 

 
Cos’è il cinema
Per me il cinema è una porzione di vita in movimento che viene proiettata su uno schermo, non un quadro fisso. Per questo non sono d’accordo con certi registi che si accontentano di un cinema statico. Per me sono immagini morte. Sento dietro di me il ronzio del proiettore e quando vedo queste lunghe passeggiate per le strade, aspetto sempre che la voce del regista dica: tagliate! John Ford è l’unico regista che riesca a farmi credere nei suoi film, benché ci sia poco movimento. Gli altri invece cercano disperatamente di fare dell’arte. Invece è del dramma che dovrebbero fare: il dramma è pieno di vita. Il cinema, per me, è un mezzo essenzialmente drammatico.

 
 
La grandezza
Una causa qualsiasi può distruggere la grandezza: una donna, la malattia, la ricchezza. La mia avversione per la ricchezza in sé non è un’ossessione. Non credo che la ricchezza sia l’unica nemica della grandezza. Se fosse stato povero, Kane non sarebbe stato un grand’uomo, ma quel che è certo è che sarebbe stato un uomo di successo. Lui pensa che il successo comporti la grandezza. Ma è il personaggio che lo dice, non io. Kane arriva a possedere una  certa classe, mai però la grandezza. Siccome è padrone di una delle più grandi fortune del mondo, tutto gli sembra facile. Il suo più grande errore è quello dei plutocrati dell’America di quegli anni che credevano che il denaro conferisse automaticamente ad un uomo di un certo rango. Kane è un uomo che appartiene interamente alla sua epoca. Questo genere di ricchi oggi non esiste più. (…) Quel che c’è di particolare nella personalità di Kane, è che non ha mai guadagnato denaro: ha passato la vita soltanto a spenderlo. Non appartiene a quella categoria di ricchi cha hanno fatto fortuna: lui spendeva soltanto. Kane non aveva neanche la responsabilità dell’autentico capitalista.

 

 
La sceneggiatura e la fotografia
Ho avuto molta fortuna a lavorare con Herman J. Mankiewicz e tutto ciò che si riferisce a Rosebud è merito suo. A me, sinceramente, non piace molto. Mi è funzionale, è vero, ma in lui non ho mai riposto una fiducia completa. La sua funzione era quella di trovare un collegamento fra tutti gli elementi. In compenso ho avuto la fortuna di lavorare con Gregg Toland,il miglior direttore della fotografia che sia mai esistito. Non solo, ma pure utilizzare attori che non avevano fatto del cinema prima di allora. Provenivano tutti dal mio teatro. Non avrei mai potuto fare il film con dei vecchi attori cinematografici, perché avrebbero subito detto: cosa dobbiamo fare? La mia condizione di nuovo venuto li avrebbe messi in guardia e ciò avrebbe finito per rovinare Quarto potere. Sul piano formale ho potuto sperimentare grazie alla mia ignoranza. Se questa parola non vi sembra adeguata sostituitela con innocenza. Al momento di girare la prima sequenza del film ho detto: facciamo così! Gregg Toland mi ha risposto che era impossibile. Io sono tornato alla carica: proviamo, proviamo, poi vedremo. Abbiamo dovuto fabbricare delle lenti speciali perché allora non esistevano…

 

 
Io e Hollywood
Quarto potere è andato bene. Ma i miei problemi con Hollywood sono iniziati prima ancora di arrivare laggiù. Il vero problema era costituito dal contratto che mi lasciava carta bianca, firmato prima  della  mia partenza. Avevo troppi poteri. Così qualcuno montò contro di me una macchinazione tale che non son mai riuscito a farle fronte. Non a  caso non ho mai ottenuto grossi successi di cassetta. Per certi versi ho avuto fortuna come nessuno. Ma  è nell’ordine delle cose: dovevo scontare questa fortuna, la più bella fortuna della storia del cinema. Mai è stato dato tanto potere ad un uomo nel sistema hollywoodiano. Il potere assoluto ed il controllo artistico.