Spore sovversive: Cordyceps, graphic novel di Davide Garota e Stefano Tevini

Una variante del Cordyceps, il fungo che si riproduce prendendo il controllo degli insetti e trasformandoli in zombie privi di volontà per poi nutrirsene, ha fatto il salto di specie e sta attaccando l’umanità sotto forma di una cascata di spore che a prima vista sembra una nevicata dagli effetti letali. Lo spillover è opera di Eden, un gruppo di terroristi che intende purificare il pianeta dalla dannosa presenza della razza umana che lo sta distruggendo con una rapidità in crescita progressiva. Florent, un biologo geniale amante dei funghi allucinogeni, cerca un antidoto alla creazione di Eden spronato dai persone tutt’altro che raccomandabili. Questa è la trama di Cordyceps, graphic novel pubblicato da Edizioni Inkiostro (230 pargine, 30 euro) scritta dal fumettista Davide Garota (Invito al massacro, Il fuoco non ha amici, L’ultimo sorso del morto), che ne firma anche i disegni, e dallo scrittore, collaboratore di Duels.it e pro wrestler Stefano Tevini (Catena Alimentare, Sulla Soglia, Storia di cento occhi). In occasione dell’uscita di Cordyceps abbiamo fatto due chiacchiere con gli autori.

 

Davide vive e lavora in Francia, Stefano in Italia. Com’è nata questa collaborazione a distanza?

Stefano Tevini: Ci siamo conosciuti a Lucca Comics & Games nel 2016. Ho intervistato Davide per Nocturno e da quel momento abbiamo mantenuto un rapporto per quanto lo consente la distanza. Di tanto in tanto ci siamo scritti o sentiti, e dopo qualche anno Davide mi ha mostrato  questo progetto su cui stava lavorando senza una proposta editoriale dietro, per l’appunto Cordyceps. E a dire il vero mi sono sempre chiesto perché manchino opere su due fenomeni inquietanti della natura: vespe e calabroni, c’è giusto una manciata di film sulle api assassine, e il cordyceps, che è davvero inquietante, eppure lo si vede poco tra fumetti e videogames, quindi già l’idea di base mi è parsa perfetta. Quando Davide mi ha proposto di collaborare ai testi dell’opera, anche se già una parte consistente delle tavole era finita, a me non è parso vero, perché ho sempre sognato di realizzare un fumetto essendone fan (non a caso scrivo spesso di fumetti proprio per Duels.it ). Qui le nostre strade si sono unite. Abbiamo lavorato fino a chiudere il volume e lo abbiamo proposto a Edizioni Inkiostro. Rossano Piccioni, il titolare della casa editrice, era da tempo interessato a lavorare con Davide, che è già un professionista del settore, e l’occasione, i cui frutti potete ora leggere, è sembrata perfetta a tutti e tre.

 

 

I funghi sono estremamente presenti nella narrazione. Il parassita, ma anche i funghi allucinogeni. Si può dire in un certo senso che Cordyceps si sviluppi intorno ai funghi e ai loro effetti e soprattutto al loro significato metaforico. Vorreste approfondire?

Davide Garota: Tutta la storia ha un filo conduttore metaforico sostenuto dai funghi. Il fungo nella storia rappresenta la fantasia, l’immaginazione, un’ideologia, un frutto astratto del pensiero umano. Il Cordyceps semina caos, rappresenta un mindset più o meno identificabile con gli schemi di pensiero e di comportamento della modernità: conformismo strisciante, repulsione verso il pensiero critico che viene spesso silenziato in maniera subdola, rimozione del conflitto anche quando assume un significato positivo di confronto e risoluzione ma, soprattutto, imbrigliamento delle energie creative entro canali funzionali alla monetizzazione, con una certa ostilità verso i pensieri creativi divergenti. Lo psylocibe, il fungo allucinogeno per noi rappresenta la fantasia libera e sfrenata che può portare all’innovazione, alla visione di un mondo diverso e migliore, dove la crescita e l’idea di una vita buona non si riconducono per forza, anzi quasi mai, alla corsa al profitto. Ecco, il fungo rappresenta il pensiero umano, può farci marcire e rincoglionire, oppure darci uno slancio vitale verso la soluzione dei problemi. L’allucinazione è un’intuizione salvifica, come quella dell’esperienza sciamano, non un semplice sballo che spegne le capacità e genera confusione per dimenticare sé stessi e la vita, ma un percorso di espansione, magari non sempre semplice o privo di dolore ma indubbiamente portatore di evoluzione.

 

Quindi la vostra riflessione si appoggia sull’immaginazione…

S.T.: Senza dubbio. L’immaginazione è uno strumento dalle potenzialità immense di cui l’essere umano è dotato. L’immaginazione forgia letteralmente il mondo che abbiamo intorno. Gli strumenti che utilizziamo quotidianamente, dalla chiave inglese alla stazione spaziale sono certamente frutto dell’applicazione del sapere da una parte, perché tutto ubbidisce al leggi ben precise che riusciamo almeno in parte a conoscere con la scienza, con la tecnica e con l’esperienza, ma una volta che conosci devi saper immaginare per indirizzare il sapere. Ciò che conosci ti permette fare le cose in maniera più o meno corretta, di tradurre le soluzioni in termini pratici o concreti, ma la soluzione la devi immaginare. Per questo motivo il nostro immaginario è determinante per il nostro presente e per il nostro futuro: come noi immaginiamo il mondo, sia come specie ma in proporzione anche come singoli, influenza la configurazione che il mondo assumerà. In tal senso un’intuizione letteraria molto felice è la neolingua di Orwell, descritta in 1984. Il principio di base è semplice quanto inquietante: se non hai gli strumenti per dire e pensare qualcosa, non sarai in grado di pensarlo, quindi se non hai gli strumenti per criticare un sistema, non sarai in grado di cambiarlo. Per questo i regimi autoritari hanno come priorità il controllo dell’espressione, della lingua e per quanto possibile dell’immaginazione.

 

 

Il vostro libro esce in un momento in cui il fumetto sembra non essere più popolare come un tempo. Secondo voi il medium è in crisi o gode di buona salute?

D.G.: Partiamo da un presupposto: la vita di un artista di qualsiasi genere, economicamente, non è quasi mai facile. Da sempre quelli che si possono permettere di farlo come lavoro a tempo pieno sono pochi, fanno parte di un’industria ristretta e la maggior parte si guadagna da vivere almeno con un secondo impiego, sia restando nel settore (giornalista, editor, produttore e simili) sia facendo tutt’altro. Per capirci: Herman Melville era un doganiere, Kafka un assicuratore mentre Italo Svevo è stato commerciante prima e bancario poi, così come bancario è Tullio Avoledo. Detto questo, il fumetto non è più quella forma d’intrattenimento popolare fra i ragazzi che era qualche decennio fa. Oggi si trova a competere con diversi media, verrebbe da dire la televisione ma anch’essa ormai soffre la concorrenza dei social e di videogames la cui industria genera fatturati vertiginosi e tiene milioni di persone incollate allo schermo per diverse ore al giorno. Quindi sì, il fumetto ha perso terreno pur restando a modo suo popolare. In realtà il mercato è complesso. Limitandoci all’Italia, ci sono fenomeni che fanno numeri pazzeschi, come Zerocalcare, The Walking Dead e in generale i manga che sono spesso il settore più venduto nelle librerie di varia, c’è una Bonelli che vive un declino lento ma costante, c’è la Panini che è un colosso e pubblica davvero di tutto e ci sono diverse realtà indipendenti che pubblicano fumetti di qualità ma non fanno certo cifre da capogiro. C’è poi da dire che cinema e serie TV dai fumetti pescano spesso come serbatoio di idee amplificandone la portata di pubblico con la loro capacità di arrivare a fasce di pubblico più ampie. E infine c’è tutto un mondo sul web, con realtà come Jundo e Webtoon, ancora da esplorare ma con grandi potenzialità. Insomma, il fumetto ha perso, se mai l’ha avuta, una posizione di egemonia nell’intrattenimento per ragazzi, vuoi anche per il fatto che si è evoluto puntando anche al pubblico adulto, ma ciò nonostante continua a produrre storie, personaggi e immaginario in un ambiente sempre più complesso e multicanale.

 

Ma alla fine l’umanità si salva o soccombe?

S.T.: Voglio evitare spoiler quindi non entro nel merito del volume, se non per dire che si salveranno i sognatori, quelli che sapranno trarre la visione delle cose più adatta alla sopravvivenza proprio dalla loro capacità di immaginare nuovi scenari e di metterli in atto. Questo è il vero nesso tra Cordyceps e il futuro.