Un pugno di film per ricordare l’immenso Jerry Lewis

Jerry Lewis è stato un grandissimo sperimentatore. Attore, creatore di gag, regista ha portato avanti una riflessione sul comico e una rigorosa analisi delle sue ragioni e delle sue difficoltà. Un autore raffinato che si sapeva proporre su più piani: al pubblico infantile e più semplice che adorava il suo personaggio, la sua mimica, i suoi travolgenti sdoppiamenti e a chi lo seguiva per le geniali regie e il lavoro sulla maschera e su ciò che essa nasconde. Al di là degli sketch in L’idolo delle donne (1961) si può rintracciare un interrogarsi sull’ossessione del matriarcato; in Il mattatore di Hollywood uno scoprire verità e falsità del mondo dello spettacolo; in I sette magnifici Jerry (1965) la ricerca del vero dietro il proliferare dei Jerry; in Tre sul divano (1966) un incrociare commedia e psicanalisi. I suoi capolavori sono sicuramente Le folli notti del dottor Jerryll (1963) e Jerry 8 e 3/4 (1964). Nel primo viene mostrato un Jerry intellettuale ebreo brutto e sgraziato che vuole adeguarsi all’immagine di successo dominante nella società americana, e si sdoppia in Buddy Love, playboy di oscena convenzione. “L’interesse di Lewis risiede nei modi delle sue analisi delle frustrazioni, inibizioni, falsi miti dell’uomo americano, precursore in questo del miglior cinema degli anni Sessanta. Lo scontro tra ciò che si è, e ci si vergogna di essere, e i modelli di adattamento imposti dalla società del benessere.” (Gianni Volpi). Fino alle Folli notti le caratteristiche della sua comicità erano identificabili nella smorfia mimica in una gamma senza limiti e nella volgarità delle situazioni come forma di oppressione subita dal personaggio o di sua autodifesa, spesso in una complessa messa in scena in luogo chiuso, in spazio limitato. “Nei film successivi l’infantilismo epilettico e cataclismatico sopravvive in brevi brani, c’è una costruzione più libera, intersecata, contraddittoria che tende a spostare l’interesse sulla maschera e su ciò che essa nasconde” (Positif). Si tratta del tema dello sdoppiamento comune e dell’inseguimento all’affermazione di un ego sconvolto dalle contraddizioni e dai modelli sbagliati. In Jerry 8 e 3/4 si raccontano le disgrazie dell’essere comico:”il film non è che il resoconto dettagliato della fatica di far ridere, di costruire un personaggio, di creare situazioni. Lewis si analizza ed analizza il suo terreno di battaglia spingendosi in questo processo più in là di qualsiasi altro comico” (Gianni Volpi). Dopo l’incontro con Scorsese per Re per una notte (1983), ancora un’interpretazione seria, quasi tragica, con un Lewis che fa se stesso, Jerry non ha mai smesso di occuparsi dell’inettitudine assoluta rispetto alla società e alla vita in generale di un personaggio ormai del tutto adulto e finalmente diventato un perdente senza scampo, senza lieto fine, senza tempo, senza consolazione.

 

Le folli notti del dottor Jerryll