“Io prometto di non danneggiare i libri, di non appiccare incendi, di non prendere in prestito volumi senza permesso e di rispettare le regole della biblioteca”.
Recitava più o meno così lo statuto che Thomas Bodley volle per la biblioteca da lui fondata a Oxford nel 1602 e che da lui prende il nome, e si può senz’altro dire che è tuttora ben fresco nella memoria dei frequentatori di oggi, per il rispetto (e il religioso silenzio) che vige all’interno della struttura in cui mi sono intrufolata questa mattina. Un ambiente mastodontico e misterioso allo stesso tempo, illuminato solo dalla luce naturale che filtra attraverso le vetrate, ricco del fascino che la sua lunga storia esercita. Al primo piano, seduta su una panchina di oltre 200 anni, ho potuto ammirare la Divinity school, l’area riservata alle conferenze e ai candidati di esame o, se preferite, il set dell’infermeria di Hogwarts nel film Harry Potter e la pietra filosofale. Un poco più all’interno, ci si immette nella Convocation House, famosa tra le altre cose perché è qui che Nelson Mandela ricevette il suo diploma. Ma è solo accedendo al cuore della Biblioteca Bodleiana, situato al secondo piano, che si realizza la magnificenza di ciò che si sta visitando. Appena entrati nella sala si viene accolti dall’odore inebriante dei vecchi manoscritti, un misto tra carta, cuoio e polvere. Tutti i manuali, al tempo della fondazione, erano incatenati allo scaffale per impedire al lettore di portarli via; la Bodleian infatti è una “reference only” library, il che significa che la consultazione dei manoscritti era permessa soltanto in sede. La biblioteca rappresenta anche il primo caso di catalogazione moderna: nel 1605 fu infatti redatto il primo catalogo (che è possibile acquistare nella forma fac-simile) raggruppante i libri per scaffale e argomento. La cura con cui i manoscritti erano e sono tuttora tenuti (basti pensare che la consultazione degli esemplari più preziosi era prevista soltanto con il bibliotecario accanto!) mi ha portato a fare una riflessione sull’importanza del libro cartaceo, uno strumento che il lettore moderno, per il maggiore appeal delle nuove tecnologie, sembra avere dimenticato. E’ meraviglioso pensare che l’articolo più antico conservato all’interno della biblioteca sia un papiro di oltre 2500 anni che riporta un contratto matrimoniale egiziano, così come è grande lo stupore che si prova se si considera che la grandezza di questa biblioteca l’ha portata con il tempo ad acquisire il titolo di “copyright library”: essa conserva infatti almeno una copia di qualsiasi pubblicazione stampata in Inghilterra, svolgendo la funzione che in Italia viene denominata deposito legale.
E tutto questo grazie a lui, Thomas Bodley, figlio di un mercante e poi studente di Oxford, che dedicò tutta la sua vita alla realizzazione di questo meraviglioso progetto, invitando intellettuali da tutta Europa a raccogliere e portare alla Bodleian i manoscritti contenuti nelle loro biblioteche. Egli si offrì addirittura di pagare interamente a spese sue un piano della biblioteca, purchè la Oxford University contribuisse all’edificazione degli altri piani. I suoi sacrifici sono stati enormemente ripagati: la piccola biblioteca del 1602, che all’apertura contava poco più di 2000 manuali, possiede oggi oltre 13 milioni di articoli tra libri, mappe e periodici. Una soddisfazione che nemmeno il più avanzato modello di ebook o tablet potrà mai negargli.