Dopo Happy Hours, film fiume di oltre cinque ore di durata su un gruppo di amiche attorno ai quarant’anni, il giovane Ryusuke Hamaguchi si concentra con Asako I & II (in concorso) su un film dalla forma più classica, scegliendo l’adattamento di un romanzo sentimentale di Tomoka Shibasaki. La storia è quella della ventunenne Asako, che si innamora di un giovane di nome Baku. Quando questo sparisce senza spiegazioni, la giovane si trasferisce a Tokyo da Osaka per dimenticarlo. Dopo due anni, però, incontra Ryohei, in tutto somigliante a Baku, e di lui si innamora lentamente, non senza dubbi o timori. “Quello che ho trovato trascinante in questa storia – spiega Hamaguchi, era l’assurdità di innamorarsi di due uomini che hanno lo stesso aspetto”. Quindi, come primo punto in questo film, si pone una sfida che è al tempo stesso metodologica e narrativa. Quasi un’iperbole da cui si genera una storia semplice e “normale”, con personaggi comuni e parole del quotidiano, il caffè, le chiacchiere con gli amici, il lavoro, le mostre di foto anch’esse di vita semplice, in cui rispecchiarsi. Certo, al centro c’è il cambiamento di Asako (quello fin da subito enunciato dal titolo), prima e dopo il grande amore enigmatico e ingannevole, prima e dopo un trauma da cui si deve ricostruire. Per farlo bisogna passare attraverso un sistema di variazioni e ripetizioni, perché Asako dovrà scindersi e studiare i diversi aspetti della sua personalità, per costruire un’identità più forte e decisa.
Hamaguchi ha la bravura della pazienza e dei dettagli, sa dosare alla perfezione i tempi, accumula dolcemente particolari apparentemente senza importanza e arricchisce la storia di segni. Fino alla prima svolta importante, che si consuma quasi al buio, in un teatro, durante il terremoto che precede la rappresentazione di un dramma di Ibsen. Ci si accorge, allora, che per Hamaguchi la messa in scena dei sentimenti altro non è se non la reiterazione di un sentimento iniziale e improvviso. E infatti la storia tra Asako e Ryohei inizia più volte, passando ripetutamente (e letteralmente) dal buio alla luce, attraverso il dubbio che sottende ogni gesto: cosa accadrebbe se tornasse improvvisamente Baku? E infatti ritorna, provocando una seconda scossa avvertita anch’essa da tutti i personaggi. Ma il melodramma è solo sfiorato e si appoggia con leggerezza all’estetica del documentario, con la macchina da presa che osserva, spia, si prende tempo per portare a termine ogni situazione, trattiene lo sguardo come a voler trattenere anche il respiro. Asako I & II è la storia non convenzionale di un doppio risveglio (il titolo originale significa letteralmente “a tutte le ore”), che si consuma e si risolve nel confronto finale, lungo e articolato come fosse una coreografia. I due innamorati si muovono lungo il fiume e tra l’erba, si fermano, si spostano, si lasciano e si ritrovano subito dopo in casa, per ricominciare dal principio, come se non ci fosse una fine.