Monster - Japon - 2h06 - 2023 - Réalisateur : Hirokazu Kore-Eda - Scenariste : Yuji Sakamoto - LEGENDE PHOTO :

Cannes76 – Monster di Hirokazu Kore-eda, il posto dell’infanzia

Il posto dell’infanzia è un luogo separato, che Hirokazu Kore-eda conosce bene: la separatezza dei sentimenti dei bambini, la flagranza del giardino segreto, nella cui ombra si giocano i destini delle vite d’infanzia destinate a diventare storie adulte, sono la chiave del mistero che sta nel cuore di Monster (in Concorso a Cannes76). Che torna ad essere un film implicito come nella lezione del primo cinema di Kore-eda, scritto come in un tempo separato, differente da quello che scorre nella norma, sensibile nell’occlusione narrativa di un mondo a parte, nel quale l’ordine delle cose è diverso. La tripartizione insiste sulla moltiplicazione della verità insegnata da Kurosawa in Rashomon e Monster la applica al segreto che giace nel cuore di Minato, ragazzino che trascorre la sua infanzia con la giovane madre, donna semplice e poco autoritaria, orfano di un padre che non ha mai conosciuto. C’è qualcosa nella sua vita che non funziona, che appartiene alla sua storia privata e lo turba con domande che giungono strane alla madre e poi con accuse a un giovane professore, che sembra maltrattarlo. Lo scenario che la scuola offre alla donna è altrettanto surreale, prigioniero di un formalismo che accoglie le sue richieste di chiarimento con le pinze delle scuse ufficiali e delle rassicurazioni, che però non sembrano migliorare la situazione.

 

 

 

E sì che la seconda parte del film ci mostra i fatti dal punto di vista scolastico e soprattutto del maestro, che in realtà sembra un giovane uomo sensibile e attento nei confronti dei suoi alunni, rendendo ancora più oscuro e inspiegabile lo scenario che ci è stato mostrato nella parte iniziale, salvo farci capire che in classe c’è anche un bambino che viene bullizzato dai compagni e che ha stretto un’amicizia segreta con il più sensibile Minato.  L’accesso alla verità lo troveremo nel capitolo finale del film ed è una verità che sta tutta nel giardino segreto dell’infanzia, nel cuore del mondo separato di Minato, che Kore-eda scoperchia dolcemente, guardando negli occhi un universo che ha regole di sensibilità differenti, emozioni che vibrano ad un’altra velocità, in cui l’amicizia, la vicinanza, i sentimenti, i timori, le fantasie, i luoghi e i fatti stessi sono altro rispetto a ciò che appare agli adulti. Monster sta tutto in questo progressivo scollamento dal mondo degli adulti che Kore-eda mette in scena programmaticamente, cercando la flagranza di quello iato tra apparenza e realtà sensibile, che era stato il cuore di film come Maborosi, Afterlife e Nobody Knows, in cui il rapporto tra il reale e la sua parte intima e segreta, diventava la scena unica della sua rappresentazione. Il regista ci introduce alla sostanza delle cose svelandone progressivamente la verità nascosta e liberando la messa in scena da quel senso di incongruenza che nei primi due capitoli ci lascia spiazzati e confusi.