Eternals di Chloé Zhao e la mitologia dell’uomo

Con Eternals l’Universo Marvel si espande ulteriormente nelle direzioni più ampie (dal punto di vista del “consumo” e da quello delle avventure narrate) e lo fa a partire dall’omonimo fumetto, creato da Jack Kirby a metà degli anni Settanta. Epopea corale di eroi eterni (non è un caso il ripetuto rimando ad Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame), che vivono tra noi da migliaia di anni, hanno poteri straordinari e non muoiono mai. Servitori di “divinità” cosmiche (i Celestiali, rappresentati, nella loro impossibile raffigurazione, come giganti statuari che muovono pedine e sistemano errori di “progettazione”), hanno da sempre il compito di proteggere l’umanità dai Devianti, creature simili a bestie preistoriche ricostruite in digitale, ma a un certo punto qualcosa va storto e le bugie nascoste sotto il tappeto vengono svelate una ad una, con catastrofiche conseguenze.

 

 

L’universo che prende forma in questo sontuoso spettacolo senza tempo, assomiglia alla mitologia greca, anzi, attinge a piene mani proprio da quelle storie e dai suoi protagonisti. Il granitico Ikaris, che sa volare (e si avvicina troppo al sole nella sua fuga finale), la statuaria Thena, che della Grecia fu dea, ma che ora ha troppi ricordi delle sue vite passate e lotta con disperazione contro se stessa prima di comprendere che la sua spada, in realtà, è rivolta contro il suo creatore. Il nodo di tutto sta proprio in questo dettaglio che all’inizio nessuno comprende e ci parla di memoria, manipolazioni, consapevolezza, visioni celestiali di un futuro tanto lontano da essere inimmaginabile. Ma quando gli incastri inziano ad assumere forme leggibili, la missione di questi dieci non umani appare subito evidente e nota. La Storia che si gira su se stessa e prende percorsi minuti e colmi di dettagli, come quando Prometeo rubò il fuoco agli dei dell’Olimpo per portarlo agli uomini.

 

 

Il premio Oscar Chloé Zhao (che lavora su Eternals molto prima di Nomadland) porta il Marvel Cinematic Univers a fare i conti con una complessità drammaturgica forse fino ad ora inedita e con una visione ampia a tal punto da spingerla su strade nuove. Ritmo lento e discontinuo, salti temporali, vertigini visionarie che sanno mettere inisieme avanguardia e didascalismo. Zhao entra ed esce dagli schemi del genere, alterna osservazione e azione, il cinema che ci si aspetta e quello, invece, di un passato insospettabile (si sentono le atmosfere enigmatiche di Superman II oltre a ritrovare una certa rarefazione di spazio e tempo, il tormento espresso da Ridley Scott in Prometheus, per fare solo pochi esempi). E intanto, la storia del mondo, declinata attraverso una pluralità di simboli e di civiltà, si dispiega davanti ai nostri occhi come il risultato, anch’esso discontinuo, di tentativi falliti da parte dell’umanità. Si pensa alle teorie degli ufologi, al libro dei morti dei Maya, all’imperfezione congenita dell’uomo, cui vengono in soccorso dall’inizio dei tempi déi, semidei, eroi, ciascuno con i suoi superpoteri e la propria missione.  Come se Eternals incarnasse il bisogno culturale di una mitologia cosmica da parte dell’uomo che è stato nei millenni espresso con dipinti nelle caverne, disegni circolari sui campi, monumenti giganteschi e occhi spalancati nel buio spazio profondo.