Il ritmo naturale in Terra e polvere di Li Ruijun

Il ritmo dell’uomo e delle stagioni…

Il vecchio e il bambino di F. Guccini

 

Terra e polvere induce a un numeroso elenco di riflessioni che partendo da quelle che ci consentono di indagare sull’oggi rispetto a una condizione di vita arcaica, ci portano a considerare, invece, il modello di crescita economico della Cina, ma più latamente la brutalità attraverso la quale il progresso economico si fa strada. Ma prima di questi elementi che si aprono durante la bella e silenziosa storia d’amore tra Ma Youtie (Wu Renlin, zio del regista) e Cao Guiying (Hai Qing), due personaggi così miti nel loro quasi anonimato nel villaggio dimenticato in una Cina rurale e lontana da ogni fracasso urbano, vi è da dire che ciò che colpisce del film, ciò che sembra dettare la legge della visione per lo spettatore è proprio il ritmo naturale dello scorrere del tempo. Passa un anno tra l’inizio e la fine del film e il ritmo narrativo si confonde, anzi batte all’unisono con quello stagionale per i due contadini che arano, seminano, raccolgono, trasformano e si amano di un amore spontaneo e naturale, quello delle attenzioni e del silenzio ove occorre. Ma Youtie e Cao Guiying vivono nel loro mondo, lui è un timido, uno che accomoda sempre le cose, lavora a testa bassa e provvede ai bisogni di Guiying che ha dei problemi di salute e soprattutto soffre di incontinenza nonostante la giovane età per i maltrattamenti subiti. Il loro è stato un matrimonio combinato. La famiglia di lei non vedeva l’ora di darla in sposa a qualcuno, ma il suo problema fisico unito a un disagio conseguente, rendeva difficile la possibilità del matrimonio. Da parte sua Youtie è un mitissimo contadino che non chiede troppo alla vita e appare come la persona giusta per combinare l’affare. Da questa unione a freddo nascerà, invece, un amore imprevisto, una comunanza di coppia che troverà le radici in un pensiero comune e nella condivisione di ciò che è sufficiente per vivere.

 

 

È dentro questo ritmo che non è né lento, né spedito, ma è il ritmo di quella vita che Terra e polvere con sapienza e senza retorica sa e vuole raccontare. I due protagonisti fanno parte dell’andamento di questo tempo ed è proprio il tempo, in funzione di una superiore volontà che qui si colora soltanto dei colori delle stagioni, che detta la loro vita e ne compone le fasi. In questa ritmata scansione temporale le due anime pure di Youtie e Guiying sanno accettare con quella sapienza dell’umiltà contadina gli imprevisti e le contrarietà e Youtie, che si fa portatore di una filosofia che sa di un panteismo spontaneo e quasi genetico, spiega alla compagna e moglie l’andamento della natura, il perché di alcuni piccoli misteri, sapendo restituire in quell’accettazione ogni fase naturale, ogni scelta superiore, la vita e la morte, la povertà e il maggiore benessere. È d’altra parte Youtie che ama gli animali come la terra che ripaga con venti o più sacchi di grano la semina di un solo sacco, è quella stessa terra dove Tutto inizia … e tutto finisce .., la terra non ci disprezza, perché noi dovremmo? È lui che restituisce la libertà al proprio vecchio asino considerando quanto il povero animale sia stato sfruttato ed è lui che ripone i girini nel fiume e salva il nido delle rondini.

 

 

Terra e polvere diventa così un percorso di purificazione e di lenta ascesi, pur restando saldamente legato alla terra, da considerarsi sia come elemento naturale, sia come racconto privo di qualsiasi spiritualità indotta che non sia quella istintiva che nasce dal ritrovarsi partecipi dentro questo grande afflato degli elementi naturali. D’altra parte Li Ruijun – regista attivo in verità da anni, ma sconosciuto dalle nostre parti essendo questo il primo film che varca le nostre frontiere distributive – ha ambientato il suo racconto sospeso tra una filosofia che guarda alla semplicità di una vita quasi monastica e un disarmante racconto di un pensiero che avanza con le ruspe per distruggerlo, in un desolato e, sicuramente, invisibile villaggio in qualche remoto luogo dell’immenso Paese. Una ricerca di solitudine e di silenzio rotta solo dal mito della città che con i suoi rumori diventa l’antitesi materiale di quella ricercata spiritualità terrena. È il contrasto stridente tra passato e presente, tra tradizioni e loro cancellazione. Il pensiero moderno, l’economia che deve affermare i suoi ritmi contro quelli naturali non sa lavorare di fino e adopera le ruspe per distruggere le case di paglia e fango, per passare sopra ai desideri semplici dei tanti Youtie e Guiying. È su questa sconfitta che si gioca il futuro anche dei due protagonisti che metaforicamente tramontano come tramonta ogni speranza di conservazione di quel ritmo, come si spegne ogni pensiero che misura il tempo non in termini economici, ma in quel più vasto orizzonte di un metronomo naturale che lo segna, invece, al di là delle nostre esistenze.