La salvezza nelle mani: su MUBI Holy Emy di Araceli Lemos

Demoni e dei nel Pireo, tra sobborghi portuali greci e comunità filippine che siedono alla messa dei cattolici e nutrono al contempo ritualità pagane: lo scenario su cui lavora Agia Emi (Holy Emy), l’opera prima della regista greca Araceli Lemos vista a Locarno74 in Cineasti del Presente, è una perfetta tavolozza di sincretismo religioso applicato alla convivenza sociale di opposte culture. La santità di Emy è questione controversa: la ragazza filippina lacrima sangue ma il suo volto non è segnato da un miracolo cristiano, perché nelle sue vene scorre il dono della guarigione appartenuto alla madre, allontanata da lei e dalla sorella perché incapace di tenere nell’ombra quel suo potere. La comunità filippina, infatti, preferisce mostrare ai greci la sua faccia cattolica, ma Emy, a differenza della sorella che va in chiesa e canta nel coro, non è battezzata e in ogni fibra del suo corpo mostra i segni di un paganesimo imbarazzante per la sua famiglia, importante per lei e prezioso per chi vorrebbe approfittarne.

 

 

La traccia è semplice e il film di Araceli Lemos la segue con precisione, cercando un punto di contatto tra la spiritualità interlocutoria di Emy e l’istintuale religiosità della sorella: Agia Emy guarda con curiosità alla pratica della guarigione dei filippini, cercando in questo potere spirituale, che agisce direttamente sulla salvezza del corpo, il punto di fuga per una sfida della spiritualità al mondo reale, fisico, che la dimensione puramente messianica della religione non può assicurare. La regista lavora proprio su questo limite oppositivo fisico/spirituale incarnato dalle due sorelle, avendo sullo sfondo la figura materna allontanata e la presenza ingombrante della signora greca, che sfrutta per il suo tornaconto il dono di Emy come in precedenza aveva sfruttato la madre. Il film è intenso e placido allo stesso tempo, dotato di una tensione sotterranea che sta tra una vaga dimensione misterica e un persistente senso della tensione spirituale. Il rapporto simbiotico che unisce Emy alla sorella è la traccia di una confusione emotiva e spirituale che tiene insieme i poli opposti della vicenda e si concretizza nel tema del parto della sorella che segnerà il punto di svolta nella consapevolezza di Emy: nel suo spirito non combattono la loro lotta dio e il diavolo, ma semplicemente la vita e la morte.