Le tenebre e Kinshasa: al Laceno d’Oro 49 Rising up at Night di Nelson Makengo

Notte su Kinshasa, regno dell’oscurità nella miseria dei quartieri popolari: film di ombre e penombre, Rising up at Night, ovvero Tongo Saa, opera prima del filmmaker e artista congolese Nelson Makengo in Concorso al 49. Laceno d’Oro in provenienza dalla Berlinale. Forma documentaria per fissare, con una flagranza che sta tra la militanza e la testimonianza, lo scarto umano, sociale, spirituale tra la miseria come condizione sociale e l’azione diretta come funzione di una comunità. Makengo intravede le figure, le affianca nel gioco dell’oscurità che occupa la vita di queste persone: manca la luce, nel senso che manca la corrente elettrica, ma anche nel senso che non c’è un bagliore alla fine della notte. Crisi energetica del paese, d’accordo, ma anche servizi non funzionanti e cavi rubati da mani in cerca di rame da rivendere. Il film insiste sul divario tra il buio che occupa l’interno delle case e l’oscurità che pervade le strade del quartiere: si vive in penombra e ci si organizza nelle tenebre per combatterle. Riunioni di vicinato fatte per strada, decidere azioni da mettere a segno, cavi da sostituire, allacciamenti da fare motu proprio, i piedi immersi nelle pozzanghere e nel fango, a rischio della vita… Anche perché oltre alle tenebre sul quartiere cala l’acqua di un’inondazione: siamo pur sempre sulla riva sinistra del fiume Congo…

 

 

Materia grezza di una partecipazione sociale che cerca una soluzione e che ha il suo coerente contraltare nell’evangelizzazione di chi tiene insieme le persone attorno a un “amen” da dire e ridire a commento della parola di dio, annunciata alla luce di qualche torcia elettrica. La fede è l’attesa della luce, il bisogno di vedere e farsi vedere: l’oscurità mangia tutto e Tongo Saa è un magnifico film di fantasmi, immagini di ombre che camminano nelle tenebre. Si sta tra il Tourneur di I Walked with a Zombie e il Pedro Costa di No quarto da Vanda, ma c’è da dire che Nelson Makengo non ha bisogno di referenti, perché fa un cinema totalmente primario, immerso nella realtà che vive e racconta come testimonianza di una vita che accade oggi in un tempo che sembra fuori dal tempo, lontano dalla Storia. Il bello è che sono immagini profonde, dense, affascinanti e coinvolgenti: l’oscurità che avvolge quei corpi diventa quasi una coltre comoda per l’immaginario di un mondo che torna alle origini e ritrova la forza della coesione (sociale). Quando si dice cinema politico…