Margherita Buy e la paura di Volare

Materia lieve quella di Volare, commedia a mezz’aria che segna l’esordio dietro la macchina da presa di Margherita Buy. Sulle ali di ITA Airways (che collabora ufficialmente alla produzione), ci si muove in zona VIP Lounge di Fiumicino per esorcizzare la più grande di tutte le paure, quella di staccare i piedi da terra e spiccare il volo. Questione autobiografica per Margherita Buy, che affronta la messa in scena del trauma con la sua naturale signorilità e l'(auto)ironia che marca il coté commediale della sua filmografia. Tendente al sophisticated, la commedia Volare va in scena dinnanzi allo specchio e racconta di AnnaBi, attrice italiana di successo, alle prese con lo smacco di aver rinunciato all’ultimo minuto a partire per Seoul e interpretare il nuovo film di un grande maestro del cinema coreano. Piuttosto che volare verso il successo internazionale, l’attrice è costretta ad accettare la quinta stagione dell’italica serie in cui indossa la divisa di una indomita finanziera: Mariolina, la sua agente interpretata da una Anna Bonaiuto simpaticamente a ruota libera, glielo impone più o meno gentilmente, mentre spedisce a Seoul la sua rivale d’arte Elena Sofia Ricci (in amichevole partecipazione). Ma poiché c’è anche la figlia in partenza per studiare in America, AnnaBi decide di iscriversi in gran segreto a un corso organizzato da ITA Airways per vincere la paura di volare.
 

 

 
E allora, in un vorticoso insieme di training di gruppo, nuove amicizie sul filo della fobia, fughe segrete dal set seriale e timidi tentativi di stare accanto alla figlia nella sua nuova avventura, il film spinge la sua diva in una lieve girandola di situazioni divertenti, allestite dalla sceneggiatura di Doriana Leondeff e della stessa Buy, assieme a Antonio Leotti. Volare ha un garbo che si fa apprezzare e che gioca la carta della leggerezza in bella sintonia con il tema del film. Manca però di un po’ di coraggio nello spingere a fondo il pedale delle fobie, creando una giusta combustione della miscela tra razionalità e irrazionalità. La sceneggiatura lavora più sulla caratura dei personaggi che sulla loro spinta comica e questo fa perdere energia al senso dell’assurdo, che pure potrebbe essere chiamato in causa. Il piccolo coro di comprimari che compone il variegato gruppo del corso appare un po’ troppo schematico e macchiettistico per offrire alla commedia uno sfondo concreto e resta soprattutto la bravura di Margherita Buy, che rende pieno e umano il suo personaggio: senza strafare, nei limiti richiesti dal film.