Monsters Taranto – La precisione entomologica di The Medium di Bangjong Pisanthanakun

Una troupe di documentaristi è impegnata a girare un film sulla sciamana di un villaggio nel Nord Est della Tailandia. Con The Medium Bangjong Pisanthanakun (uno dei registi di horror più noti e di successo in Oriente) sceglie la strada del mokumentary per raccontare la vita quotidiana di Nim, posseduta fin da giovane dallo spirito della divinità locale Ba Yan, come era toccato alla nonna, e come sarebbe stato destinato alla sorella maggiore Noi, se non avesse rifiutato il dono convertendosi al cristianesimo. Un finto-documentario dal sapore etnografico che, con abilità e senso del tempo, lusinga la curiosità dello spettatore fino al punto da coinvolgerlo in un viaggio dentro territori proibiti ai più. La discesa verso l’abisso ha inizio, non a caso, al funerale del marito di Noi. Come sempre affiorano antichi dissidi famigliari e l’atmosfera inizia a guastarsi perché sono le colpe dei padri a tormentare per sempre le generazioni successive. E così accade alla giovane Mink, figlia di Noi, che oltre al padre ha da poco perso il fratello. Il suo temperamento cambia, e nei suoi gesti si fa strada il sospetto di un soprannaturale maligno e vendicativo. Diventa lei il centro dell’attenzione dei cineasti, partiti alla ricerca di una prova dell’esistenza di BaYan, si ritrovano a seguire spiriti di ben diversa natura. Bangjong Pisanthanakun eccede in particolari, simboli, segni e porta i veri protagonisti del film, quasi sempre nascosti, a farsi sguardo che scopre e vede ciò che sarebbe proibito.

 

 

Lo spettatore aderisce a questo sguardo medium che interpreta per lui la realtà e gliela rivela senza alcuna possibilità di evasione. Ci si rende conto che questo lungo viaggio, di cerimonia in cerimonia, di epifanie progressive, è propedeutico a quello che sarà il cuore nero dell’intero percorso: la cerimonia finale, tragica e terrificante in cui le maledizioni prendono forma, escono allo scoperto e trasformano tutto quanto era stato mostrato fino ad ora. Il male giace nell’animo umano e ogni gesto malevolo sarà vendicato, producendo, però, catastrofi inarrestabili. The Medium ha la capacità di farci sprofondare nell’horror evitando tutti gli stereotipi del genere, dalla scelta fotografica al rirmo trattenuto e lento, al realismo delle ambientazioni. I dettagli sono essenziali e vengono “raccolti” e filmati con precisione entomologica, sparsi nel racconto per essere radunati nella lunga esplosiva scena finale. Come a dire che, in questa sorta di pensiero animista, il male non si disperde negli spazi e nel tempo, ma resta incrostato nelle cose e ha occhi disseminati per inchiodare gli uomini al proprio destino. Lo si potrebbe considerare un amaro documentario politico, che non sceglie l’horror ma ne viene scelto per il semplice fatto di aver voluto guardare a fondo nell’animo umano.