Un gruppo di soldati in un aereo, impegnati in una missione dietro le linee nemiche: il presupposto da film bellico è propedeutico alla virata horror della seconda parte, che qualcuno ha paragonato a Dal tramonto all’alba, ma che in realtà si può far risalire a precedenti ancora più illustri e antichi – si pensi a Psyco e all’inizio da noir che vira poi nell’horror da personalità multiple. Quell’incipit così tradizionale e addentro alle dinamiche del cinema di guerra è però utile anche a ribadire una verità stilistica che Overlord porterà avanti per convinzione lungo i suoi 110 minuti di durata: rendere il film un’esperienza immersiva, dove tutti gli artifici cinematografici e i virtuosismi del caso saranno al servizio di una fisicità pressante da offrire agli occhi dello spettatore. Suoni, piani sequenza e effetti digitali formano così un bombardamento sensoriale in grado di rendere la visione appagante dal versante spettacolare, saturando il quadro di elementi e esaltando il dramma dei personaggi. L’approdo sulla Terra e poi nei sotterranei dei laboratori in cui si consumano gli esperimenti nazisti, allo stesso modo, sancisce la natura “a livelli” di un racconto che è un autentico progetto mutante: inizialmente creduto un’ennesima espansione dell’universo Cloverfield (complice la produzione di J.J. Abrams), Overlord è un esempio di cinema di massa che guarda alle strategie del B-movie, con una (letterale) discesa agli inferi in cui vita e morte capovolgono i loro presupposti. I soldati affrontano brigate di non-morti, riportate in vita dagli esperimenti nazisti e nello stesso tempo si confrontano con il proprio vissuto.


Scrivi
Devi essere loggatoper commentare.