Pink Floyd At Pompeii – MCMLXXII di Adrian Maben, ecco la versione definitiva del leggendario film concerto

Per quattro giorni, nell’ottobre del 1971, i Pink Floyd sono a Pompei per girare un flm-concerto destinato a entrare nella storia della musica. Il progetto è del regista scozzese Adrian Maben che riuscì a convincere il manager del gruppo, Steve O’Rourke della bontà dell’operazione. Il film venne girato nell’imminenza dell’uscita di Meddle (5 novembre 1971) e dell’inizio del lavoro per Dark Side Of The Moon e fotografa la band in un momento fondamentale della sua evoluzione. Il pubblico si era sintonizzato subito sul suono dei Pink Floyd perchè ci vedeva una formazione capace di tradurre in immagini sonore la nascente era psichedelica. Dopo i primi due album (The Piper at the Gates of Dawn e A Saucerful of Secrets) la fama conquistata dalla band in patria era già notevole, poi all’arrivo di Ummagamma tutti compresero di trovarsi di fronte a un viaggio musicale gigantesco. Il film di Maben conferma lo stato di grazia,  per Nick Mason: «Pink Floyd: Live At Pompeii è un documento raro e unico della band dal vivo nel periodo precedente a The Dark Side Of The Moon». I Pink Floyd appaiono miracolosamente ispirati in ogni sfaccettatura, c’è tutto:  le corse incredibili oltre il tempo e lo spazio con un brano come Set the Controls for the Heart of the Sun, ispirato dalla poesia cinese del Decimo secolo; la musica ricca di una grande capacità pittorica (Mademoiselle Nobs); i colori epici ed eroici di Careful With That Axe, Eugene, tesi a ricreare visioni intense e indimenticabili.

 

 

Gli orizzonti sono infiniti, persino il modo di impiegare gli strumenti è rivoluzionario, fin dal processo di costruzione del suono, la chitarra di Dave Gilmour apre una terza dimensione, le tastiere assumono movenze soffici e violente, svolgendo un compito di fondamentale importanza ma senza divenire mai eccessivamente invadenti. Appare sorprendente l’idea di  Maben di filmare il gruppo in una Pompei deserta se si pensa che i Pink Floyd riuscivano a instaurare un rapporto reale col proprio pubblico: lo spunto di uno strumento bastava a provocare una reazione emotiva che rimbalzava fra platea e palco. Un reciproco scambio di energia e vibrazioni che consentiva la materializzazione di ogni atmosfera…Maben ci rinuncia, certo dell’osmosi fra la magia del luogo e la potenza evocatrice della musica. Il film è stato restaurato meticolosamente (rimasterizzato digitalmente in 4 K ), fotogramma per fotogramma, partendo dal negativo originale in 35mm – ritrovato in cinque bobine etichettate in modo vago negli archivi stessi dei Pink Floyd.  Lana Topham, direttrice del restauro ha spiegato: «Dal 1994 ho cercato le sfuggenti riprese originali di Pink Floyd at Pompeii, quindi il recente ritrovamento del negativo originale in 35mm del 1972 è stato un momento molto speciale. La nuova versione restaurata presenta il primo montaggio completo di 90 minuti, combinando i 60 minuti della performance con i segmenti documentaristici agli Abbey Road Studios filmati poco dopo». Anche l’audio è stato remixato dal grandissimo Steven Wilson, tecnico  che ha fatto la storia del prog (il 2 Maggio uscirà  l’album live Pink Floyd At Pompei – MCMLXII  – Legacy Recording / Sony Music – in CD, audio digitale, in Dolby Atmos e in vinile).