Su Netflix Charlize Theron, la nuova guardia dell’action in The Old Guard di Gina Prince-Bythewood

Forte dei suoi 70 milioni di spettatori (quando si parla di Netflix le cifre sono sempre molto nebulose, ma quella esatta dovrebbe aggirarsi proprio intorno a questa quota) e di un successo più che appurato vista anche la conferma di un secondo capitolo, The Old Guard è probabilmente uno dei titoli più interessanti di questa anomala estate cinematografica. Attenzione, l’aggettivo è da intendere letteralmente, nel senso che è un film che suscita interesse e, come tale, merita riflessioni per comprendere la direzione che il mercato cinematografico più contemporaneo (soprattutto quello più popolare) sembra avere intrapreso. Gli ingredienti per una ricetta da sfornare qui e ora, nel presente storico più frenetico che mai, ci sono tutti: un’attrice di punta sempre più attenta alle dinamiche commerciali (ne riparleremo), un cast internazionale di attori esteri per aumentare la risonanza “geografica” del prodotto (un olandese, un belga e un italiano, sembra l’inizio di una barzelletta), una base narrativa presa in prestito dalla miniera d’oro contemporanea (ovvero la cultura pop e, nella fattispecie, il fumetto), Gina Prince-Bythewood (La vita segreta delle api, Blackbird), una regista senza esperienze nell’action ma con il compito di vestire il prodotto di una componente più malinconica ed emozionale.Ecco allora che la vecchia guardia del titolo, in realtà, viene completamente aggiornata. Il nuovo cinema action imposto (?) dal cinema-streaming non ha più bisogno di scene esplosive, maschi alfa muscolosi, estetiche fighette o colonne sonore tamarre. The Old Guard (i numeri sembrano dimostrarlo) è sicuramente erede di quella tradizione che, senza scomodare gli anni Ottanta, affonda le sue basi nei recentissimi John Wick, Triple Frontier, Tyler Rake o 6 Underground provando però a cercare una via alternativa, a prendere le distanze dal vecchio. In questo senso, il film sembra quasi voler fare da ponte di congiunzione, tramandare un certo tipo di cinema alle nuove generazioni che dovranno, a loro volta, accoglierlo e aggiornarlo.

 

 

Non è quindi un caso che la protagonista, la non più giovanissima Charlize Theron, si trova proprio a dover fare i conti con il suo passato mentre è alla ricerca di qualcuno che prenda il suo posto. The Old Guard è, sotto questo punto di vista, un film autobiografico. Certo, la provocazione è forte, però la diva da anni ormai si sta maggiormente dedicando al cinema più mainstream, ai blockbuster action invece che ai film d’autore. Lavori come Atomica bionda, Mad Max: Fury Road, Fast & Furious 8 e l’imminente nono capitolo della saga sono ormai capi saldi di un percorso ben radicato e coerente, dove il corpo dell’attrice è sempre stato messo in mostra come apparato mortale e decadente più che simulacro di una bellezza eterna e contemplativa. Charlize Theron ha preso le distanze dalla vecchia guardia delle dive hollywoodiane, ha reinterpretato il concetto di attrice popolare e ha perfettamente cavalcato l’onda commerciale del mercato più contemporaneo per lasciare un segno indelebile nell’industria cinematografica. In The Old Guard interpreta così una guerriera (im)mortale che vuole fare da guida, da riferimento per le nuove guardie che verranno. Vuole farsi da parte, vuole chiudere una carriera ma solo a condizione che le generazioni successive faranno tesoro dei suoi insegnamenti per poi percorrere una strada personale. Ben venga allora un action malinconico, ben venga l’ennesimo cinecomic, ben venga l’assenza di sequenze roboanti o memorabili. Tutto giusto, alla base. Peccato solo che il film non sorprenda come avrebbe dovuto, non incalzi come sperato, non osi come predica. Ci si accontenta di attrarre l’attenzione di settanta milioni di click. Poi succeda quel che succeda.