Tff40 – Politica, genitori, figli: Comunisti di Davide Crudetti e OK Boomer! di Andrea Gropplero di Troppenburg e Gianfranco Pannone

Comunisti di Davide Crudetti

Due documentari fuori concorso al 40° Torino Film Festival, nella sezione «Dei conflitti e delle idee», senza avere alcun rapporto l’uno con l’altro, si interrogano sul rapporto tra i ventenni/trentenni di oggi, esponenti rispettivamente delle generazioni dei Millennials (o Generazione X) e degli Zoomers (o Generazione Z), e i loro genitori, la famigerata generazione dei Baby Boomer: Comunisti di Davide Crudetti (immagine in apertura) e OK Boomer! di Andrea Gropplero di Troppenburg e Gianfranco Pannone. Un’altra cosa li accomuna e una li distingue (o forse no): entrambi analizzano relazioni genitori-figli all’interno di famiglie e di gruppi sociali di sinistra; il primo lo fa dal punto di vista dei figli mentre il secondo dal punto di vista dei genitori.

 

Ok Boomer! di Andrea Gropplero e Gianfranco Pannone

Crudetti racconta di essere nato il 3 febbraio del 1991, il giorno in cui Achille Occhetto, alla fine del XX Congresso del PCI a Rimini, decretò la fine del Partito Comunista e la nascita del Partito Democratico della Sinistra (PDS). La fine dell’ideologia viene raccontata nel cortometraggio Comunisti come l’inizio di un’epoca in cui per chi era di sinistra o, come Crudetti, era nato in una famiglia di sinistra, iniziava una crisi identitaria che da allora non si è mai risolta. «Comunisti è un film che racconta di uno spaesamento – dice il regista –, mio e di molti della mia generazione, rimasti a metà tra quello che ci è stato raccontato e quello che viviamo oggi. È la storia di un’eredità politica ma anche e soprattutto emotiva, che i miei genitori lasciano a me, dentro una scatola piena di album di famiglia e VHS, e che la Storia con la S maiuscola lascia a quest’epoca». Cercando di ricostruire in pillole il «sogno comunista» dei suoi genitori, Crudetti si serve degli archivi pubblici e quelli privati della sua famiglia, mostrati a frammenti come «le macerie in cui io e la mia generazione ci troviamo a vivere», e si interroga su chi sono stati i suoi genitori prima e dopo la sua nascita, ma soprattutto chi è lui in quanto uomo di sinistra nel 2022. Le sue domande sono destinate a restare senza risposta.

 

Comunisti di Davide Crudetti

Pannone, dal canto suo, durante l’isolamento forzato a causa della pandemia da Covid19, riordina il suo appartamento e si imbatte in vecchi libri, alcuni dei quali mai letti, e in un VHS (un video 8) girato nel febbraio del 1990 a Berlino mentre il muro veniva demolito, dove lui e Gropplero, compagno di studi al Centro sperimentale di cinematografia, provavano delle scene da Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders e camminavano lungo i resti del muro con le loro amiche Diletta e Sabina. Il video berlinese innesca tra i due amici un “carteggio” fatto di videochiamate e audiomessaggi, nel tentativo di ricomporre il mosaico della loro esistenza negli ultimi 30 anni, in cui vengono coinvolte anche le loro giovani figlie, nelle quali entrambi in qualche modo proiettano l’immagine Diletta, l’amica del 1990 precocemente scomparsa e che proprio per questo i due identificano con la giovinezza perduta. «Di che sostanza erano fatte le speranze che definivano l’orizzonte personale e sociale di quell’anno? E cosa è avvenuto nella società e nelle loro vite negli anni successivi, fino a oggi, giorni in cui la paura del contagio e il pensiero della fine accompagnano tutti i minuti dell’esistenza del genere umano? Quali sono le loro responsabilità in quanto boomer di fronte al disastro compiuto negli ultimi quarant’anni dal neoliberismo? Come si esce dalla trappola capitalista che ha portato il pianeta sull’orlo del baratro?»: Gropplero e Pannone si e ci tempestano di domande e abbozzano risposte talvolta sincere, talvolta un po’ autocompiaciute, talvolta spietatamente critiche, talvolta visibilmente autoassolventi, cercando di scrollarsi di dosso una responsabilità generazionale ormai oggettiva e pietrificata come la storia. Le figlie li perdonano, ma i loro occhi tristi continuano a parlare di una generazione cui è stato sottratto il futuro dall’ingordigia della generazione precedente, che ha finito per desertificare, geofisicamente e umanamente, un intero pianeta.