Ella & John – The Leisure Seeker: Virzì in America contromano

Non che i fuori strada offerti dal road movie siano cosa nuova per il cinema di Paolo Virzì, da Ovosodo sino al recente La pazza gioia. Il fatto è che la variante del genere in chiave terza età terminale conta modelli sin troppo importanti per potersi permettere un’opera approssimativa e residuale come The Leisure Seeker (in Concorso). Non bastano infatti due attori di rango come Helen Mirren e Donald Sutherland per garantire la riuscita un film che, sin dalla sceneggiatura, si limita a inanellare una serie di episodi senza assicurare una autentica parabola per i due protagonisti. Ella & John (titolo col quale il film sarà distribuito in Italia il prossimo gennaio) restano infatti fissati, sino a un passo dalla fine, nella loro unica determinazione narrativa (peraltro lasciata fuori campo): quella di piantare in asso il figlio criptogay che li accudisce e la figlia insegnante che vive lontana e prendere la strada della Florida, a bordo del camper sul quale nel corso degli anni si sono spinti per le loro vacanze. A rendere periglioso il viaggio lungo la storica Route One non è solo l’età avanzata della coppia, ma il fatto che papà John, ex insegnante di lettere con la fissa per Hemingway, non ci sta più con la memoria e con la testa, mentre mamma Ella ha un cancro allo stadio terminale e avrebbe dovuto ricoverarsi proprio il giorno in cui, senza dire nulla a nessuno, ha preso la strada per Key West assieme al marito.

Detto questo si è detto tutto quel che c’è da dire su un film che poi procede incolonnando tappe e scenette con le classiche disavventure del genere sviluppate senza offrire ai due protagonisti una effettiva possibilità di esprimere un vissuto. I teppistelli da rapina messi in fuga da Elle con il fucile, il pit stop nella suite di lusso, le serate in camping a guardare (una, due, tre volte…) le diapositive a mo’ di inespresso flashback esistenziale. Persino la rivelazione involontaria della tresca di John con la vicina di casa, tenuta nascosta per anni, non produce nessun effettivo mutamento nel viaggio da cartolina di questi due anziani, filmati da Virzì come fossero due sagome su uno scenario esotico. Scenario che il regista attraversa con ingenuità turistica, incappando in tutti i vezzi folkloristici che noi rimproveriamo agli americani che vengono a filmare in Europa. Persino il transito di John (democratico convinto) nella manifestazione pro Trump senza che se ne renda conto dice nulla dell’idea di un tempo sociale azzerato nell’America contemporanea. Così come il punto zero offerto dalla casa di Hemingway trasformata in un museo per turisti di massa, alto tradimento di uno dei pilastri dell’immaginario culturale statunitense, non si prende il tempo di un effettivo approfondimento. Il punto è che Virzì s’è portato in America senza darsi il coraggio di sviluppare una visione che non sia quella stereotipata sulla base di un immaginario esteriore. Né il romanzo di Michael Zadoorian da cui ha tratto ispirazione (uscito da noi col titolo In viaggio contromano) gli è stato di grande aiuto nell’operazione. Resta alla fine la sola interpretazione di una Helen Miren che offre notevoli  sfumature caratteriali alla sua Elle, mentre Donald Sutherland si adagia sul personaggio di John senza trovare lo spazio o la forza per superare le gag del simpatico rimbambimento.