Torino 38 – Un’identità divisa in due: Mickey on the Road, di Lu Mian-Mian

Una storia a due, nonostante il titolo riconduca a un solo soggetto: al suo esordio cinematografico, la taiwanese Lu Mian-Mian racconta, non a caso, una vicenda scissa fra il dualismo della realtà e la necessità di stabilire un’identità unitaria. Un po’ come le sue protagoniste, diversissime eppure affini. L’una, Gin Gin, è una go-go dancer nei locali notturni, sogna di essere la “donna trofeo” del suo uomo che lavora in Cina, esprime una sensualità diretta ma trascolorata nelle tinte sgargianti del suo look lolitesco. Un aspetto che riflette le luci al neon di quella Taiwan che ambisce a quel “mondo dei sogni” rappresentato dalla superpotenza continentale cinese – che in un passaggio fugace ma liberatorio si sentirà proprio raccontarsi come un faro di democrazia, produttività e utilità per la comunità internazionale. Dall’altro versante, Mickey è introversa, mascolina, respingente, ha un rapporto conflittuale con la madre e anela a ricongiungersi con quel padre che si è rifatto una vita in Cina. Nel tempo libero cerca di farsi ammettere nella squadra che compie le rappresentazioni coreografiche al tempio, notoriamente tutta al maschile e preclusa alle donne. Nella raffigurazione di un’amicizia che sembra definirsi più per opposizione visiva e caratteriale, lo spazio diventa così un elemento fondante, per come è anch’esso diviso fra il racconto di sé e la concretezza più sfaccettata e spesso problematica delle cose: in cui la società è un grande palcoscenico dove le coreografie di ballo di Gin Gin si rispecchiano in quella religiosa cara a Mickey e i locali dalle tonalità psichedeliche trovano un ideale controcanto nei colori vivi del tempio. Non a caso, il modo in cui le due ragazze interagiscono con questo mondo è anch’esso contraddittorio: mentre cercano di essere ammesse ai rituali su cui si basa questa società spettacolo, attraversano gli ambienti con piglio dissacrante, sfasciano le giostre del luna park, mangiano le offerte votive e idolatrano la fatina-giocattolo che predice il futuro, dimostrando un’iconoclastìa altrimenti definibile feroce, ma in realtà vitalissima.

 

 

Come lo è questo film, presentato in concorso al 38° Torino Film Festival: un’opera che, pur raccontando una storia difficile è allo stesso tempo incredibilmente partecipe e empatica verso i personaggi, tanto da rivelare un’inaspettata delicatezza. La dicotomia apparentemente fredda tra l’apparire e l’essere, sui cui si gioca tutto il rapporto di definizione dei caratteri, viene così minata da piccoli dettagli che Lu inserisce con discrezione, attraverso un delicato gioco di elusioni e inserimenti ai margini della vicenda principale. Il viaggio delle due ragazze diventerà così un tragitto identitario verso la Cina che sarà anche fonte di grandi disillusioni, mentre in filigrana si rivedranno i percorsi di tanto altro cinema taiwanese – quello di Hou Hsiao-hsien in primis – che amplierà il gioco dei rispecchiamenti, ma con una consapevolezza propria che apre a un’autorialità comunque differente. Emergerà in questo modo una presa di coscienza che, spesso giocata sul corpo delle due protagoniste e sul loro rapporto con la sessualità, permetterà loro di attraversare vari ruoli: figlie, madri, amiche, amanti, rifletteranno tanto il rapporto problematico della società da cui provengono e con cui interagiscono, quanto il loro percorso di conoscenza di sé. In questo modo, mentre si definisce quell’identità duale che le caratterizza, emergerà anche l’unità degli scopi e degli intenti di questa coppia forse strana ma autenticamente vera. Un mix di spunti che si ritrova anche nel lavoro extra filmico, con Chang Ya-Ling (interprete di Gin Gin) che è una vera ballerina, ingaggiata attraverso un regolare percorso di casting e Yeh Pao-Wen (Mickey) che invece è esordiente assoluta, scoperta da Lu dopo averla conosciuta nel bar in cui lavorava: un altro bell’intreccio fra realtà e finzione, tra il mondo dei sogni e quello che permette di definire un’identità più variegata in un mondo più complesso di come si racconta.

 

 

A noleggio su My Movies fino al 23 novembre: https://www.mymovies.it/ondemand/38tff/movie/mickey-on-the-road/