Tra il dire e il fare: Dampyr di Riccardo Chemello, un film che rappresenta la Bonelli di oggi

Harlan è un dampyr, figlio di Draka, un maestro della notte, e di un’umana. Il suo sangue uccide i vampiri, che dei maestri della notte sono progenie e schiavi, ma lui vive una vita da imbroglione sfruttando la superstizione della gente dei Balcani negli anni della guerra che ha seguito la fine del regime di Tito. Quando la squadra di soldati capitanata dal tormentato Kurjak viene attaccata da un branco di vampiri fra cui spicca Tesla, Harlan viene portato con la forza a cospetto di Kurjak per verificare se le voci sulle sue origini e sulle sue capacità sono vere. I tre si ritroveranno a formare un’improbabile squadra per sconfiggere Gorka, un maestro della notte che semina il terrore nei Balcani. Doverosa premessa: chi scrive non è un fan di Dampyr. Non per avversione al fumetto, ma perché non è materialmente possibile leggere tutto quello che esce. Ciò significa che Dampyr, il film tratto dall’omonimo fumetto di Sergio Bonelli Editore, è stato visto nel bene e nel male con occhio scevro da qualsiasi filtro affettivo. Chiarito ciò, sui social è stato detto da più parti che la prima pellicola del marchio Bonelli Entertainment, nelle intenzioni la risposta nostrana a Marvel Studios, sembra rappresentare in maniera impietosamente realistica lo stato attuale dell’editore di Zagor e Dylan Dog. Da diversi anni, infatti, il marchio SBE manifesta una lodevole intenzione di evolversi, di adattarsi al mondo dell’intrattenimento contemporaneo andando oltre il semplice status di “quelli di Tex”, consci anche del fatto che il canale distributivo delle edicole è una vena che corre inesorabilmente verso l’esaurimento e che l’età anagrafica del pubblico storico pubblico dei personaggi del marchio manifesta un’esigenza sempre più imminente di ricambio generazionale.

 

 

I risultati di una volontà tanto sensata, tuttavia, sono quantomeno altalenanti. A fumetti pregevoli come Adam Wild e Volto Nascosto si alternano tonfi secchi come il rilancio di Dylan Dog e manovre commerciali che lasciano il tempo che trovano come la collaborazione con la DC Comics. Insomma Sergio Bonelli, Editore o Entertainment che sia, si rivela una realtà dalle grandi speranze ma purtroppo non sempre all’altezza delle aspettative. Questo, purtroppo, è il caso del Dampyr di Riccardo Chemello. Da più parti è stato detto che il film se la gioca con le produzioni internazionali ed è vero, ma non sempre in senso positivo. Se a livello di scenografie il film è estremamente curato, il paesaggio dei Balcani in guerra è come minimo suggestivo e trasmette un’atmosfera interessante, gli effetti speciali sono davvero poveri, al punto da fare più danno che altro in certi passaggi, e soprattutto la scrittura del film è timida, cauta e appiattita su modelli rassicuranti al punto da sconfinare ampiamente nella banalità. Tutto è incredibilmente prevedibile, a partire dall’arco del protagonista, tanto scolastico che sembra quasi di vedere una copia de Il viaggio dell’eroe ai margini di alcune inquadrature. I personaggi sono caratterizzati al minimo sindacale, le ferite e i conflitti interiori che li motivano delineati giusto perché il manuale dice che ce li devi mettere, i tradimenti e i cambi di casacca sono tutti telefonati, uno in particolare è proprio lombrosiano nella rappresentazione di chi lo compie, ed è chiaro fin dal primo momento il percorso che porterà alla risoluzione dei conflitti fra i protagonisti che finiranno per fare squadra.

 

 

Poi sia chiaro, il film è godibile, da guardare sul divano in un pomeriggio domenicale piovoso d’inverno e con tanta voglia di riposare, ma ci fermiamo lì. Dampyr è un prodotto internazionale nel senso che assomiglia a tanti prodotti commerciali estremamente standard, buono per il videonoleggio se ancora le videoteche facessero parte della nostra vita. Si lascia guardare, ma tutto lì, ma questo non significa essere all’altezza pompata da un certo hype negli anni passati, e di certo non significa essere una punta di diamante credibile per un marchio che punta a lasciare il segno nell’industria cinematografica. In Bonelli la voglia di far bene è tanta, ma la prova dei fatti si rivela per adesso impietosa e sicuramente il tiro andrebbe aggiustato in qualche modo. Dopodiché probabilmente i fan di Harlan, Tesla e Kurjak ameranno Dampyr e ritroveranno nel film le atmosfere del fumetto che tanto li appassiona, ma il sospetto è che SBE si rivolgesse a un pubblico che va oltre i lettori fedeli e in tal senso, purtroppo, il bersaglio è stato ampiamente mancato.