Tutti a parte mio marito, di Caroline Vignal: una commedia senza dubbi

I temi dell’ultimo film di Caroline Vignal non si discostano troppo da quelli suggeriti dalle dinamiche familiari o, meglio, di coppia che si ritrovano più o meno dispersi nei titoli circolati in questi anni. Al centro di queste vicende c’è l’idea di assuefazione alla vita di coppia, il calo del desiderio e la minore intraprendenza maschile rispetto ad una esuberanza femminile che si manifesta in età non più giovanile, ma ancora non pienamente matura. Quindi il tema, aggiornato alla luce delle possibilità offerte dalla rete con le tentazioni sessuali che propone tra siti di incontri e altre opportunità utili ad allargare gli orizzonti per dare sfogo ai desideri, è uno dei temi del film di Caroline Vignal. L’altro è quello della possibilità di vincere la stanchezza del rapporto attraverso la reinvenzione fantastica dei ruoli di coppia, o ancora meglio di una nuova seduzione che utilizzi proprio i mezzi della rete (messaggi e ammiccamenti) che, posti sotto una nuova luce, diventino o possano diventare nuovo terreno di incontro per la coppia. L’intenzione del film è quella di scherzarci un po’ su, provando a dire cose serie attraverso gli stili della commedia, che resta sempre lo strumento di più immediata comunicazione e che, quando funziona, costituisce un prezioso meccanismo che può evitare i cascami di un insopportabile melodramma o, peggio, la noia di un drammone sentimentale pieno di inutili tragedie. In altre parole la commedia, con i suoi passaggi segreti verso quella verità agognata, diventa lo strumento più adatto per entrare in questo mondo fatto di segreti e bugie, e anche il filtro migliore per far venire fuori quelle profonde verità cui si aspira.

 

 

Non è un caso che due maestri del cinema abbiano sempre utilizzato i caratteri propri della commedia per affrontare temi del genere o legati da una stretta affinità: Billy Wilder e Woody Allen che spesso si sono occupati di questi argomenti hanno giocato le carte della commedia per raccontare pulsioni e desideri, delusioni e innamoramenti che nell’ambito della coppia diventano temi frequenti e ricorrenti. Accade così che nel film di Vignal Iris (Laure Calamy), che vive a Parigi con il marito Stephane (Vincent Elbaz) e fa la dentista, sente un crescente desiderio sessuale che la distrazione del marito non soddisfa. Venuta a conoscenza di siti che favoriscono incontri con altri occasionali partner si lancia in questo mondo e viene sommersa dalle richieste degli uomini. Si accentua però la sua distanza dall’impeccabile marito che resta ai limiti di una desiderata perfezione e cambia anche la sua visione della vita nel rapporto con le due figlie. La sua nuova e variegata attività sessuale inciderà anche sul lavoro a causa dei continui appuntamenti che fissa con uomini delle più diverse estrazioni con i quali si limita ad un solo e irripetibile rapporto. Iris dopo uno scontro con il marito saprà ritrovare la strada, con la complicità di Stephane, per un nuovo e vivace rapporto coniugale. Tutto ciò detto e misurato il tema addosso ai caratteri del registro narrativo scelto, va detto però che proprio alcuni maestri del cinema, compresi ovviamente quelli già citati, ci hanno insegnato che la commedia è una cosa seria e non può diventare farsa, che va bene, ma è un’altra cosa. Caroline Vignal imprime al suo racconto un carattere piuttosto tendente verso quel secondo scenario, ma provando, invece, con evidenza a volere costruire una commedia leggera sul tema.

 

 

Si comprende la voglia di leggerezza, ma si comprende di meno la scrittura di un personaggio come Iris/Isis che si comporta come si potrebbe comportare una liceale, alle prime armi in fatto d’amore. Vanno bene anche i desideri e il loro appagamento, ma tutto sembra avvenga senza alcun amletico dubbio, senza una elaborazione anche divertente (alla Allen per intenderci). Purtroppo il film diventa un susseguirsi di avventure galanti che l’intraprendente Iris si procura. Uomini tanti e diversi – non è un caso che il titolo internazionale del film suoni come It’s raining men – ma con nessuno un sentimento se non fugace e destinato ad essere cancellato. Il ritorno di coppia avverrà attraverso gli stessi strumenti e costituisce un atteso finale che non sorprende. Queste caratteristiche indeboliscono anche il ritmo del film che non si ravviva attraverso l’ammiccamento al musical. Tutto scorre come previsto fino alla fine. Laure Calamy ce la mette tutta, ma forse non ha l’appeal giusto per il ruolo o forse il suo passato cinematografico per ruoli che l’hanno vista impegnata in caratteri simili, ma sottoposti ad uno stress che diventava anche fisico per il rompersi del legame di coppia, gioca un ruolo in questo giudizio. Un film che non funziona a fondo e che sfrutta il tema solo in superficie, come superficiale resta il personaggio della protagonista. Peccato perché poteva diventare una riflessione su quei temi se poco poco si fosse fatto lo sforzo di approfondire i caratteri e le situazioni e non solo pensare di risolvere tutto con un susseguirsi di seducenti incontri che lasciano poco allo spettatore perché poca cosa erano.