Una famiglia in pericolo: su MioCinema Listen di Ana Rocha de Sousa

Un dramma costruito sul disorientamento, su personaggi spiazzanti, che dobbiamo imparare a conoscere per trovare un punto di equilibrio nella comprensione. C’è una famiglia al centro di Listen, primo lungometraggio di Ana Rocha de Sousa (visto a Venezia Orizzonti 77 e ora disponibile su MioCinema): madre, padre, un bimbo di pochi mesi, un adolescente riccioluto e occhialuto, dall’aria vivace ma sempre malaticcio, e soprattutto una ragazzina bionda dagli occhi chiari, che ha problemi di udito e parla solo la lingua dei segni. Loro sono portoghesi, ma il fatto è che siamo in Inghilterra e va detto che il contrasto si sente, anzi è quasi il baricentro espressivo del film: i tempi di questa famiglia non aderiscono a quelli dello sfondo, tutto sembra fuori sincrono, da una parte la flemmatica rigorosità britannica, così difficilmente empatica, dall’altra la vaghezza un po’ poetica e pulsionale di questa strana famiglia, che evidentemente fatica a tirare avanti. Difficile per questi due mondi capirsi, come se la comunicazione interrotta passasse attraverso l’apparecchio acustico rotto della ragazzina. Che è una sognatrice dallo spirito concreto, un po’ come il padre, un artista ma tutt’altro che sbandato. Qualche livido sulle braccia della ragazzina notato a scuola e i servizi sociali mettono in moto la micidiale macchina dell’affidamento forzato che colpisce senza mezzi termini la famiglia disagiata di immigranti. Le tessere dello schema combaciano perfettamente con i cliché del disadattamento sociale, anche se quella è una famiglia senza reali problemi che non siano di natura economica: in difficoltà, certo, ma non per carenza d’amore e di cura reciproca.

 

 

Il film è tutto in questa strana intensità emotiva, che costruisce con sapiente trasparenza: sfugge la storia reale della famiglia di immigrati, le ragioni del loro essere incastrati nell’algido scenario inglese, così lontano dalla loro solarità, che per quanto impallidita resta una traccia sensibile del loro modo d’essere. Si amano queste figure, anche se faticano a tenere la barra. Il ragazzino ha sempre la febbre, lo stomaco è vuoto in attesa del sussidio, la madre sottrae qualcosa in un supermercato, l’apparecchio acustico rotto della bimba non facilita le cose… I pezzi si perdono, ma è soprattutto nel confronto con gli schematismi sociali che il loro dramma si definisce. E inizia la lotta per rientrare in possesso dei propri figli, che sarà il nucleo drammatico del film: la legge britannica infatti sottrae con facilità i bambini ai genitori sospettati di non essere capaci del loro sostentamento e l’affidamento perpetuo a famiglie adottive è un rischio molto concreto. Ana Rocha de Sousa, attrice portoghese che coi suoi studi londinesi conosce bene la realtà britannica, racconta questo dramma senza tuttavia incedere mai nella banalità del film di denuncia.

 

 

Listen è un film costruito piuttosto sulla qualità del sentimento che mette in scena, ovvero sulla sfuggevolezza della definizione affettiva dei protagonisti, che sembrano stabili nella loro indefinitezza, profughi da se stessi e vittime della loro difficoltà di essere inquadrati in uno scenario sociale adeguato. Il tema della sordità della piccola protagonista è quindi il filtro più autentico per orientare la focalizzazione del film, la chiave di accesso alla nostra incapacità di sentire lo spazio in cui questa famiglia vive. Ma è anche, anzi soprattutto, la definizione esatta dallo scollamento tra le istituzioni e le persone coinvolte in questa scena, che determina l’incapacità di comprendere ed essere compresi. Listen funziona nella sproporzione tra la permeabilità di questa strana famiglia fuori norma allo scenario in cui è incastrata e la rigidezza ottusa e impassibile dell’ordinamento sociale che pretende di agire su di essa con la forza del diritto. La regista punta proprio sull’opposizione quasi figurativa tra la sensibile fluidità della famiglia di immigrati e la fredda rigorosità dei servizi sociali, dei giudici, della polizia. La messa in scena è centrata su questo confronto e si sente nettamente la sostanziale mancanza di una scena umana, di uno sfondo sociale (reale e non istituzionale) che accolga e contenga queste persone.

 

Listen è in VOD su MioCinema
https://miocinema.com/it/listen