Dal 1 al 30 aprile Fondazione Prada propone The New American Cinema Torino 1967 presso il Cinema della sede di Milano (ingresso libero). Curato da Germano Celant, il progetto ricostruisce New American Cinema Group Exposition, il festival organizzato a Torino nel 1967 e dedicato al gruppo di giovani cineasti d’avanguardia riuniti sotto la sigla NACG (New American Cinema Group). La rassegna torinese fu ideata da Jonas Mekas, teorico e sostenitore fin dal 1955 di una concezione artistica di cinema e creatore di film “rozzi, mal confezionati, ma vivi”. Fu promossa dall’Unione Culturale di Torino, diretta dal critico Edoardo Fadini, che contribuì in quel momento ad arricchire la scena artistica torinese, coinvolgendo in un intenso programma culturale personalità di primo piano come Roland Barthes, Julian Beck, Carmelo Bene, Luciano Berio, Judith Malina ed Edoardo Sanguineti. Dal 13 al 21 maggio 1967, le proiezioni di 63 film raggruppati in 13 programmi erano accompagnate da discussioni coordinate da figure come Mekas e Fernanda Pivano. La traduttrice e studiosa italiana, impegnata all’epoca nella diffusione della cultura underground americana, descrisse questa esperienza come “l’avvenimento più bruciante” di quel periodo. In apertura un’immagine tratta da Relativity (1966) di Ed Emshwiller.
Open the Door and See All the People (1964) di Jerome HillNato ufficialmente nel 1960 a New York, il New American Cinema Group riuniva originariamente 23 filmmaker indipendenti che producevano corto e lungometraggi a basso budget dai contenuti controversi e di denuncia. Caratterizzati da un approccio anti-narrativo e uno stile sperimentale, i loro film sovvertivano i codici cinematografici tradizionali, grazie al ricorso al found footage o alla manipolazione della pellicola. Nel corso degli anni Sessanta, attorno a figure come Stan Brakhage, Robert Breer, Bruce Conner, Jonas e Adolfas Mekas, Marie Menken e Stan VanDerBeek, si raccolsero le voci più radicali espresse dal giovane cinema statunitense di quel tempo. Il New American Cinema si costituì in opposizione al pervasivo modello hollywoodiano e in sintonia con i movimenti letterari, teatrali e artistici della controcultura: dalla Beat Generation al Living Theatre, dalle esperienze Fluxus alle sperimentazioni filmiche di Andy Wahrol. Come sostiene Mekas, nell’introduzione alla rassegna, il contributo principale del New American Cinema “è costituito dal fatto che la sua area di lavoro è formata esclusivamente dall’aspetto poetico dell’autoespressione”. Il cinema che fino al 1960 “era un’arte a metà (poiché poteva soltanto raccontare storie) ha permesso agli artisti cinematografici una piena espressione di se stessi e una piena libertà”. Questa forma di avanguardia ha inventato “un vocabolario di cinema poetico; ne ha sviluppato la sintassi e il linguaggio”.
A cinquant’anni di distanza, Fondazione Prada proporrà al pubblico la quasi totalità dei film presentati a Torino nel 1967. Dopo un’attività di ricerca condotta in collaborazione con i maggiori distributori di cinema sperimentale, la Fondazione ha contribuito alla digitalizzazione di più di 30 film, disponibili finora solo in 16 o 35 millimetri, facilitando una maggiore circolazione delle opere più rare proposte nella rassegna torinese. Se nel 1967 Mekas definiva il festival come un “seminario dello sguardo”, grazie al quale il pubblico cambiava “il proprio occhio per imparare a VEDERE, ad apprezzare realmente questo cinema”, oggi The New American Cinema Torino 1967 rappresenta un’occasione unica per riscoprire un patrimonio visivo e concettuale che ha rivoluzionato la pratica del cinema indipendente a livello internazionale. La rassegna sarà accompagnata da un Quaderno, pubblicato dalla Fondazione Prada, che riunisce testi in parte inediti, tra i quali le trascrizioni di alcuni dibattiti tra il promotore della rassegna e il pubblico delle proiezioni del 1967. Qui a fianco un’immagine tratta da A MOVIE (1958) di Bruce Connor.