Tempi di “contenuti alternativi”: e chi la dura la vince. Nati timidamente per vivificare le revenues infrasettimanali languenti dell’esercizio, sono diventati una (sovente, non sempre) piacevole abitudine per nicchie. Si tratti della glorificazione del capitano Zanetti, degli spettacoli british del National Theatre o delle riedizioni in digitale 2K di classici o cult movie, one-shot e limited releases solleticano passioni, vivono di promozione virale e funzionano. Alcuni funzionano più di altri: gli anime, per esempio. Dal sublime (Si alza il vento di Miyazaki) al ridicolo (il DICIASSETTESIMO lungometraggio dei Pokémon che la settimana scorsa ha ramazzato centomila euro), tra novità “alte” (Wolf Children), piacevoli madeleines (Le notti dei Super Robot, ovvero Goldrake, Jeeg, Mazinga e compagnia) e capolavori incompresi alla loro uscita (Akira). A fronte di sterminate possibilità di ricerca, i distributori optano però più spesso per nomi consolidati e culti già stabiliti, e si capisce: è la natura stessa dell’operazione mordi-e-fuggi a guidare le scelte, e sbagliare un colpo non è consentito. Ecco perché il 2 marzo torna nelle sale anche Cowboy Bebop – The Movie (2001), già uscito da noi senza clamori un decennio e rotti fa nel normale circuito e oggi riproposto in “modalità evento”.
Siamo su Marte, verso la fine del XXI secolo, dove alla vigilia di Halloween (!) un attacco terroristico a base di virus letale innesca le indagini dell’agenzia di cowboys cacciatori di taglie di stanza sull’astronave Bebop. Atmosfere noir, colonna sonora folk/country/blues, inevitabili citazioni, villain di grande carisma e stilemi da thriller “occidentale” mettono in secondo piano l’ambientazione sci-fi per giocare all’intrattenimento “adulto” e finiscono col marcare una distanza notevole proprio dal canone prettamente nipponico. Trattandosi di predica ai convertiti, che la qualità del lungometraggio tratto dal celebre manga di Cain Kuga (poi diventato una serie diretta da Shinichiro Watanabe, anche regista del film) non sia quella di un capolavoro è ovviamente secondario: ma che il ritmo complessivo di un film di quasi due ore non riesca mai a rivaleggiare con la mirabile concisione dei migliori episodi televisivi è un limite più pesante. Tuttavia, Cowboy Bebop – The Movie (un midquel che si posiziona idealmente poco prima della conclusione della serie Tv, mostrandoci l’ultima avventura del team prima che ognuno prenda la sua strada), è efficace soprattutto quando fa leva sull’elemento nostalgico: e i cinema marziani che nel 2071 proiettano vecchi western in pellicola (rigata) un filo di brivido sincero lo trasmettono.