L’incipit è tra i più classici del genere: la luna occhieggia tra le nuvole, gettando una luce lattiginosa sulla Plymouth di una coppietta che si apparta in un boschetto. Non tarda l’arrivo di un essere dalle sembianze inquietanti che fa strage del ragazzo per poi inseminare la compagna affinché dia alla luce il frutto di un’unione malsana. È l’antefatto della storia che ci attende. Da qui il film d’esordio di Brad Baruh, Dead Night, in After Hours al 36. Torino Film Festival, prosegue nell’affidarsi ai meccanismi ben oliati dell’horror più truce e tradizionale per mettere in scena un racconto frammentato nella ricostruzione di una strage familiare, dove i ruoli, le colpe e le prospettive non sono mai sempre le stesse. Le vicende sono quelle della famiglia Pollack: James e Casey trascorrono il weekend con i figli adolescenti in uno chalet immerso nei boschi dell’Oregon. Ma c’è una donna misteriosa trovata svenuta nella foresta e portata in casa per soccorrerla, personaggio che si rivela essere in realtà la candidata in corsa alle vicine elezioni per la destra, e che in poco tempo getta tutto nel caos di una serie di eventi imprevisti e sanguinosi. Un elemento catalizzante e anello di congiunzione fra i livelli narrativi del film, in cui Baruh, tra più o meno velate strizzate d’occhio a un suo cinema di riferimento (l’insistenza iniziale sull’iconica Plymouth non può non riportare alla memoria la Christine di John Carpenter, ad esempio), insegue il sentiero dell’horror dalle chiare sfumature politiche, partendo da soluzioni e idee già viste del genere tanto da rischiare di apparire in qualche punto quasi una parodia.
L’orgia di sangue e violenza nello chalet è lo spunto per un discorso sulla verità e la sua distorsione, sul potere che deriva dalla sua manipolazione, attraverso un montaggio che alterna lo svolgersi dei fatti alla ricostruzione giornalistica di un programma televisivo che ricompone i pezzi della verità nella forma sbagliata, fino a distorcerla del tutto, mentre la vera responsabile, risultato del parto mostruoso visto in principio, resta impunita e addirittura vince le elezioni. Peccato che Dead night non vada oltre il gioco ludico del genere, lasciando più spazio all’armamentario orrorifico classico, tra sangue, riti stregoneschi e corpi indemoniati, tradendo la scarsa volontà del regista di affrontare e scandagliare a fondo il tema della verità manipolata dai media e dal potere. E se la donna resta il cardine di ogni incrocio maledetto della storia, in questo assolvendo un ruolo misogino in modo iconografico, il film si chiude su una visione pessimistica del futuro, dove il Male comunque continua a trovare la sponda più giusta per trionfare.