Effetto zombi, ovvero come Michel Hazanavicius usa il mito del film low budget per raccontare tutto il suo amore per il set. Nasce così Coupez!, come dire l’altra faccia di The Artist, quella sporca (di sangue) e cattiva (di splatter) che appartiene a quel cinema horror, sottogenere Z(ombi) movie, di cui il regista confessa candidamente di non essere propriamente un fan. Perché allora Coupez! ? Perché prendere un piccolo film giapponese perfetto e divertente e farne un remake francese che ne è sostanzialmente la copia conforme? Semplicemente perché erano anni che Hazanavicius voleva fare il suo Effetto notte, accarezzava il sogno di raccontare la magia del set, soprattutto di quei set poveri, in cui la magia si applica all’arte di arrangiarsi e alla capacità di trovare una soluzione adeguata alla miriade di problemi che puntualmente si presentano. E così, tra le tante colpe del lockdown, c’è anche quella di aver dato il tempo ad Hazanavicius di scrivere finalmente il suo film su questo tema, salvo poi incappare in Zombie contro zombie – One cut of the Dead, la vertiginosa zombie comedy di Shin’ichirô Ueda di cinque anni fa, e farsi venire l’idea di rifarla in ambiente francese.
Ecco dunque Coupez!, titolo internazionale Final Cut, titolo di produzione Z (comme Z), rimosso in ragione della selezione a Cannes 75 come film d’apertura per evitare i fraintendimenti proputiniani che quella vistosa Z poteva ingenerare. Lo schema tripartito dell’originale di Shin’ichirô Ueda è mantenuto alla lettera, sicché si entra nel film vedendo lo scalcagnato zombie movie di Rémi, regista low budget interpretato da Romain Duris, in cui una troupe che sta girando un horror sui morti viventi vede invaso il set da veri revenant. I cromatismi psichedelici del set postidustriale allestito da Hazanavicius sono la cosa meno strana del film, che inciampa in una serie di situazioni surreali, dialoghi assurdi ed evidenti difetti, di cui capiremo la ragione nella terza parte, quando vedremo il backstage della lavorazione, e nella seconda parte in flashback, dove avremo scoperto la genesi del progetto. Trattasi infatti di una produzione low budget per il web, girata tutta in piano sequenza e trasmessa in diretta online.
Hazanavicius dà ritmo all’insieme, creando un remake funzionale e perfettamente aderente all’originale, adattando solo l’ambientazione e giocando un po’ con l’idea di un produttore giapponese che non ammette deroghe all’originale. Viene meno di sicuro lo spirito autenticamente goliardico dell’originale, l’approccio “sporco” di Shin’ichirô Ueda e la sua capacità di aderire empaticamente allo spirito del cinema splatter per poi rimetterlo in discussione. Hazanavicius si comporta con il cinema horror come aveva fatto col cinema muto in The Artist, offrendone una rilettura edulcorata e ovattata. Solo che i temi e gli elementi di Coupez! sono indubbiamente meno adatti all’operazione divulgativa e rischiano di lasciare il film spiazzato rispetto a ogni tipo di pubblico.