Al Centro Saint-Bénin di Aosta, fino al 24 settembre 2023, sono esposte oltre 300 opere, selezionate dagli archivi dell’agenzia Magnum Photos, che coprono in modo esaustivo l’opera di Robert Capa, dagli esordi del 1931 alla morte avvenuta – per lo scoppio di una mina – nel 1954 in Indocina. La rassegna Robert Capa. L’Opera 1932–1954 a cura di Gabriel Bauret in collaborazione con Daria Jorioz, si articola in 9 sezioni tematiche: Fotografie degli esordi, 1932 – 1935; La speranza di una società più giusta, 1936; Spagna: l’impegno civile, 1936 – 1939; La Cina sotto il fuoco del Giappone, 1938; A fianco dei soldati americani, 1943 – 1945; Verso una pace ritrovata, 1944 – 1954; Viaggi a est, 1947 – 1948; Israele terra promessa, 1948 – 1950; Ritorno in Asia: una guerra che non è la sua, 1954. (In apertura: Tour de France, July 1939 – © Robert Capa © International Center of Photography / Magnum Photos). A rendere la mostra ancora più interessante c’è la possibilità di vedere l’approdo finale delle immagini di Capa: le pubblicazioni dei suoi reportage sulla stampa francese e americana dell’epoca e gli estratti di suoi testi sulla fotografia, riflessioni che affrontano un’ampia gamma di argomenti come la sfocatura, la distanza, il mestiere, l’impegno politico, la guerra…Inoltre, sono disponibili gli estratti del film Robert Capa, l’homme qui voulait croire à sa légende di Patrick Jeudy dove John G. Morris commenta documenti che mostrano Capa in azione sul campo e si può ascoltare una preziosa intervista del fotografo a Radio Canada.
Il suo posto nella storia della fotografia potrebbe essere paragonato a quello di Robert Doisneau, ma il paragone si ferma qui: tanto Capa è un eterno migrante, dallo spirito avventuroso, quanto Doisneau è un sedentario che nutre la sua fotografia con i soggetti che sa scovare a Parigi e nelle sue periferie.
Gabriel Bauret
Per me, Capa indossava l’abito di luce di un grande torero, ma non uccideva; da bravo giocatore, combatteva generosamente per se stesso e per gli altri in un turbine. La sorte ha voluto che fosse colpito all’apice della sua gloria.
Henri Cartier-Bresson