Dategli una armonica (di vetro) e solleverà il mondo. La musica di Nils Frahm ha un grande impatto in qualsiasi contesto, ma nell’Anfiteatro del Vittoriale, dove si è esibito nell’unica data italiana del suo tour per il Festival Tener-a-mente, è stata esaltata, valorizzata, ha donato agli spettatori ventate incredibili di suoni puri e potenza cinematica. Nell’opera di Frahm si scorgono bagliori di Max Richter (sorattutto Sleep), Ólafur Arnald, Steve Reich, Jóhann Jóhannsson, John Cage, György Ligeti…Però sarebbe ingeneroso non vedere/sentire un suono che non vuole riconoscere musica simile prima di sé. Si prenda Do Dream, il pezzo con il quale ha aperto il concerto di Gardone, tratto da Music for Animals, album di tre ore nel quale con un coraggio estremo abbandona il piano per una suggestiva armonica di vetro. Si tratta di un duetto lento e solenne fra l’armonica e un (ipotetico) strumento a fiato, certamente è “minimalista” dato che il pezzo esplora a fondo solo alcune idee. I cambiamenti sono sottili e graduali, ma è proprio dal vivo che il senso di progressione appare limpido, intelligìbile. “Bisogna eseguire le poche note che senti veramente, altrimenti è meglio non suonare nulla”.
Frahm ha uniformato a questa dichiarazione tutta la sua attività di compositore e concertista. Partendo da qui ne è venuto fuori un eccellente live che ha avuto l’innegabile capacità di coinvolgere tutti i numerosi spettatori, anche quelli digiuni del lavoro dell’autore di All Melody. La musica è fluita senza soluzione di continuità per due ore appoggiandosi a un linguaggio sonoro innovativo e frammentato. La sua postazione è disposta a semicerchio e comprende varie tastiere analogiche e personalizzate, l’armonica di vetro, sintetizzatore, registratori. Fra manopole, monitor, computer e quadranti, tutto apppare tattile, materico. Il musicista fa jogging tra queste postazioni, costruendo un loop, facendo partire una melodia, correndo indietro per suonare un’altra contro-melodia o riversarvi uno stato d’animo passeggero, adatto al pianoforte. La versione dal vivo di Right Right Right è impressionante, si coglie un ritmo in sequenza sostenuto da archi processati, con effetti di ritardo che (all’apparenza) occasionalmente invadono i bordi dei suoni e li propagano attraverso il tempo. Invece Hammers è un brano per virtuosi, che permette di mettere in mostra un talento soprannaturale per la tastiera. Frahm ha proposto 14 pezzi, legati fra loro, pronti a disegnare degli arazzi sonori liquidi, con una forma in divenire e limiti non percepibili. Il suo far musica arriva alle radici, alla fonte che è la struttura del suono e che gli permette di evadere dalle gabbie delle definizioni. Nulla par poter fermare il suo potere della trasformazione e la sua sfrenata operatività nella musica e sul tempo.
L’immagine di apertura è di Antonio Martella.