Screening cinematografici, incontri letterari, concerti, reading, performance gastronomiche e “story show” compongono il palinsesto de I Boreali Nordic Festival, l’unico festival italiano dedicato alla cultura del Nord Europa, in programma al Teatro Franco Parenti di Milano dal 20 al 23 aprile. In apertura del festival sarà presentata l’anteprima del film Victoria della regista norvegese Torun Lian, sull’omonima opera di Knut Hamsun, e in chiusura Miss Julie di Liv Ullmann, tratto dall’omonima opera del drammaturgo svedese August Strindberg. Paura e desiderio. L’altro cinema nordico, a cura di Lorenza Pignatti, propone invece una selezione di opere video di artiste che utilizzano anche, e non solo, il mezzo cinematografico. Artiste di generazioni e contesti geografici diversi, Ragnheidur Gestsdottir e Sigga Björg Sigurðardóttir (l’immagine qui sopra è tratta dal suo The Smell) vivono e lavorano a Reykjavik, Lene Berg è nata a Oslo ma vive a Berlino, Gunvor Nelson è nata a Stoccolma nel 1931 ma ha vissuto a lungo a San Francisco.
Pioniera del cinema sperimentale svedese, la Nelson, attiva già negli anni ’60 prima in Svezia e poi nella Bay Area statunitense ha realizzato film riguardanti la memoria, la migrazione, la soggettività femminile che filtrava attraverso il linguaggio sperimentale del filmmaker statunitense Bruce Baillie, membro-fondatore del Canyon Cinema di San Francisco. Nei suoi film, che definiva degli Home movies, istanze femministe si contaminano con il New American Cinema di Stan Brakhage e Bruce Baillie attraverso linguaggi eterogenei come l’animazione, il collage e il found footage film. A I Boreali è presentato Take Off girato in stop motion nel 1972, uno dei suoi film più celebrati, in cui decostruisce l’iconografia e l’identità femminile. La Nelson è una delle poche artiste svedesi che hanno avuto una mostra personale al MoMA di New York, al Moderna Museet di Stoccolma e in diverse cineteche internazionali.
Anche Lene Berg ha lavorato con gli Home movies che Michael Josselson e la moglie Diana giravano in Super 8 nel 1958, quando viaggiavano in Europa per incontrare amici e colleghi in occasione delle attività promosse da Congress for Cultural Freedom, lega anticomunista finanziata segretamente dalla CIA e attiva in più di 30 paesi tra il 1950 e il 1967. Michael Josselson ne era il fondatore, promuoveva conferenze, pubblicazioni internazionali e residenze d’artista, e fu l’unico a cadere in disgrazia quando la connessione con la CIA divenne pubblica nel 1967. In The Man in the Background è il racconto della vedova Diana ad accompagnarci alla scoperta dell’identità del marito e delle attività promosse dalla lega, insieme alla voce della Berg che commenta per sette volte la stessa sequenza di Home movies, ogni volta in modo diverso. Stalin by Picasso or Portrait of a Woman with Moustache sempre della Berg, riguarda invece il Portrait Scandal che vede coinvolte due icone del XX secolo: Pablo Picasso e Joseph Stalin. Un atto di censura, raccontato questa volta con l’animazione e il collage, che ci riporta al 5 Marzo 1953 quando in occasione della morte di Joseph Stalin il poeta Louis Aragon chiede all’amico Pablo Picasso di disegnare un suo ritratto da pubblicare sul settimanale comunista Les Lettres françaises. Il disegno provoca forti reazioni tra i leader del Partito Comunista d’oltralpe, indignati dall’iconografia poco rispettosa del leader sovietico. La Berg ha esposto alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia nella mostra Beware of the holy whore: Edvard Munch, Lene Berg and the Dilemma of Emancipation, contributo ufficiale della Norvegia alla 55ma Esposizione Internazionale d’Arte, la Biennale di Venezia, 2013. Altre sue mostre si sono tenute alla Whitechapel Gallery, Londra; Art in General, New York; Midway Contemporary Art, Minneapolis; Transmediale, Berlino; Sydney Biennale; The Taipei Biennal.
Più astratti sono i video d’animazione dell’artista islandese Sigga Björg Sigurðardóttir. Non riguardano mai aspetti sociali quanto situazioni oniriche, come accade nel video The Smell in cui enigmatiche creature, che ricordano alcune iconografie di Max Ernst e Bosch, si muovono in ambienti stranianti, di lynchiana memoria. I video dell’artista, che collabora con i Sigur Rós e altri gruppi musicali islandesi, sono stati presentati all’International Film Festival Rotterdam; a Morphing, The Nordic House, Reykjavík, sue mostre personali si sono tenute alla National Gallery of Iceland, Reykjavík, e al Kunstverein Baden, Baden.
Più attenta alla documentazione del reale è invece Ragnheidur Gestsdottir che ha accompagnato con la sua cinepresa, perchè il film è stato girato in 16 mm e poi trasferito in alta definizione, la lunga performance realizzata da Ragnar Kjartansson per il padiglione islandese della 53 edizione della Biennale di Venezia nel 2009. As if We Existed documenta come l’artista abbia trasformato il padiglione, che è uno spazio istituzionale rappresentato ogni anno da un diverso artista, nel suo atelier, in cui ha dipinto per sei mesi, ogni giorno, il ritratto dell’artista/amico Páll Haukur Björnsson che, in costume da bagno, fuma e beve birra. I visitatori potevano entrare e seguire Kjartansson nella sua quotidiana pratica artistica. La mancanza di dialoghi tra l’artista e il modello sono interrotti dai notiziari della radio che raccontano le proteste e le manifestazioni in corso a Reykjavik. I film della Gestsdottir sono stati presentati in diverse gallerie e festival internazionali tra cui Soloway Gallery, New York; Reykjavík Art Museum, Göteborgs Konsthall, Göteborg. As if We Existed oltre a I Boreali è stato presentato ad Art Basel, Miami Beach, Scandinavia House, New York, Bíó Paradís, Reykjavík.