“Il cinema è controversia, tensione, forze opposte che si scontrano”. Lech Kowalski che il festival milanese Filmmaker ha ospitato per una retrospettiva e una masterclass, ha saputo catturare l’essenza del punk e proiettarla sul grande schermo. E non solo: nel ’78 ha seguito con la sua cinepresa il tour americano dei Sex Pistols, poi ha raccontato gli homeless di New York in Rock Soup, i giovani anarchici di Cracovia in Boot Factory, gli orfani afgani in Charlie Chaplin in Kabul, per percorrere infine strada costruita da Hitler tra la Polonia e la Germania con Hitler’s Highway e poi alla Polonia di oggi, cui ha dedicato una trilogia. Lech Kowalski ha rilasciato un’intervista a Paola Piacenza nella cornice di Piazza Verdi, la trasmissione del sabato pomeriggio di Radio3, insieme ad Alessandro Stellino, curatore della retrospettiva e del volume Camera Gun, pubblicato da Filmmaker e Agenzia X, la prima monografia in lingua italiana dedicata all’autore di D.O.A. e Born to lose.