La catena degli errori Waco e Waco: The Aftermath le serie tv sul disastro americano

Waco

1992, Ruby Ridge, Idaho. Randy Weaver, fondamentalista religioso di estrema destra, viene indotto da un agente provocatore a segare la canna di un fucile oltre la lunghezza consentita dalla legge. 1993, Waco, Texas. Una soffiata indica che la setta dei Davidiani, cristiani integralisti guidati dal carismatico David Koresh starebbe ammassando armi illegali, oltre a praticare poligamia e sesso al di sotto dell’età legale. L’ATF prima e l’FBI dopo gestiscono entrambe le vicende nella più disastrosa delle maniere possibili, arrivando a rese dei conti del tutto evitabili che hanno conseguenze nefaste. La moglie e uno dei figli di Randy Weaver e 86 morti tra cui lo stesso Koresh a Waco. Ma non è tutto. Timothy McVeigh, ex militare membro del movimento suprematista bianco, si vendica dell’attacco governativo alla propria cittadinanza con l’atto terroristico domestico che fa più vittime dopo l’11 settembre 2001: l’Oklahoma City Bombing, un furgone esplosivo piazzato nei pressi di un edificio federale che stronca 168 vite di cui 19 bambini. Prese per quello che sono, ovvero collegate da un unico filo logico, narrativo e fattuale, le serie TV di di John Erick Dowdle e Drew Dowdle, Waco (su Paramount Network) e Waco: The Aftermath raccontano una vicenda complessa e controversa nel tentativo, riuscito, di rendere allo spettatore la complessità di una situazione corale, in cui le azioni di una moltitudine di soggetti hanno un peso nell’effetto domino che porta a una serie di disastri i cui effetti sono tuttora parte della società americana. (In apertura un’immagine tratta da Waco: The Aftermath).

 

Waco

 

L’aspetto che rende interessante la serie è proprio la rappresentazione efficace di una catena degli errori i cui effetti sono cumulativi e non si fermano al primo degli eventi in cui il sistema ha un collasso locale in cui si rivela non in grado di gestire una situazione. Catena degli errori la cui costruzione, va detto, è collettiva, le due serie TV evitano la polarizzazione facile e la controversia a buon mercato scaricando il barile su una parte sola. Tutti (o quasi) sbagliano e gli sbagli si aggravano a vicenda proprio interagendo anche se, giustamente, la responsabilità di quel misto di incapacità di previsione e una volontà politica più orientata agli uffici stampa che a una risoluzione pacifica delle situazioni non depongono a favore di coloro che dovrebbero essere i professionisti della tutela del cittadino e del mantenimento dell’ordine.

 

Waco: The Aftermath

 

Waco e Waco: The Aftermath non si limitano a raccontare gli eventi, ne sviscerano le radici ma anche gli sviluppi futuri come quel movimento White Power che la società americana fa fatica a percepire per quel che è: una minaccia imminente e frammentaria solo all’apparenza. La narrazione di ampio respiro delle due serie scatta un’efficace fotografia di un sistema e dei suoi limiti, dei punti di rottura su cui tende a collassare. Le due serie sono poi ottimamente realizzate, il ritmo è sempre e il cast fa un ottimo lavoro: John Leguizamo non per niente è una star di alto livello, la coppia di opposti formata da un Taylor Kitsch (Koresh) spiritato e sopra le righe e un Michael Shannon (Gary Noesner, il negoziatore dell’FBI) che unisce i nervi saldi del professionista a un’umanità profonda che funge da molla motivazionale funziona molto bene. Queste due serie TV sono purtroppo passate un po’ sotto i radar del grande pubblico ed è un peccato perché sono in grado di unire una narrazione lucida ed equilibrata a un intrattenimento di buona fattura.

 

Waco: The Aftermath