Elvis Is Back! Grazie a Elvis – The Wonder Of You

Elvis Presley non cantò mai in Europa. Anzi, a parte qualche concerto canadese in principio di carriera, non si esibì mai dal vivo fuori dagli States. D’altronde quando si impose definitivamente la stagione dei grandi concerti, il magnifico re del rock’n’roll (nato nel 1935, morto nel 1977) aveva già cominciato a diventare l’ombra obesa di se stesso. Ciò che non avvenne un tempo, accade oggi attraverso l’evento musicale Elvis – The Wonder Of You, allestito a Graceland per celebrare il 40º della morte, quindi portato in giro per il mondo: nei giorni scorsi ha fatto tappa al Mediolanum Forum di Assago, davanti a circa 4mila spettatori. In scena un’orchestra sinfonica di 70 elementi, band e coristi, tutti quanti a supporto della straordinaria voce originale di Presley. Che era, ovviamente, registrata. Non si tratta di un Presley in versione ologramma, peraltro, come invece negli anni passati Ronnie James Dio, Michael Jackson, Prince e, da ultimo, Roy Orbison, giusto per citare alcuni protagonisti di resurrezioni musicali virtuali. Nel caso di Elvis, la forma è quella più tradizionale dei filmati registrati in occasione di live per lo più collocabili tra il 1968 e il 1971, ma con materiale anche precedente, ricavato per esempio dal western Fratelli rivali (diretto da Robert D. Webb nel 1956, in cui compare la hit Love Me Tender), riprodotti attraverso un maestoso maxischermo.

 

L’operazione potrebbe apparire altamente nostalgica, sulla medesima lunghezza d’onda delle leggende che circondano il personaggio e che inventano finali alternativi all’unico ineluttabile: Elvis non è morto, dicono, ma è scappato lontano, magari sulla luna, per liberarsi dalle pressioni asfissianti della celebrità; oppure, sussurrano, ha cambiato sembianze e ogni tanto si aggira nei dintorni della magione di Graceland, dove osserva divertito la celebrazione del prorio mito. Fin dal principio, invece, lo spettacolo ha allontanato da sè lo spettro del kitsch e della lacrima facile: a rendere reale, e palpitante, la presenza di Elvis ci ha pensato il pubblico, che era sì pittoresco (abbondavano basettoni neri come l’inchiostro, parrucche col celebre ciuffo, e molti sosia vicini piuttosto all’imitazione locale, Little Tony, che non all’originale made in Usa), ma anche caldo ed entusiasticamente rumoroso. A incendiarlo ci ha pensato poi Priscilla, vedova di Elvis un tempo invisa ai fans, poi spalla deliziosa di Leslie Nielsen in Una pallottola spuntata, che nello show è fonte prodiga di rivelazioni coniugali e artistiche, efficace nel coinvolgere la platea quasi quanto il marito. Il quale, nei video scelti e montati con precisione chirurgica per garantire la sincronia tra le immagini d’epoca e la musica eseguita in diretta, sfodera quel campionario inimitabile di smorfie, gestualità reiterata, movimenti pelvici e sorrisi che – insieme alla voce da nero bianco, così pastosa e avvolgente – ne rappresentava la cifra inconfondibile.  La prima parte dello show è stata all’insegna della ballate romantiche, che Elvis predilesse a partire dagli anni ’60, in cui risplendono Can’t Help Falling In Love, Sweet Memories, Are You Lonesome Tonight, You Don’t Have To Say You Love Me (cover di Io che non vivo di Pino Donaggio). La seconda cominciava invece all’insegna di un rock sfrenato e irresistibilmente empatico (da Heartbreak Hotel a Hound Dog), salvo contaminarsi con jazz, blues, gospel e ancora ballads, un mix di morbide carezze (Love Me Tender), folgorazioni (Suspicion Minds), passaggi trionfali (What Now My Love, che riprende la sublime Et maintenant di Becaud) o patriottici (Battle Hymn Of The Republic, con il suo celeberrimo “Glory, Glory, Halleluja…”). Ospiti di serata sono stati Piero, Ignazio e Gianluca, ovvero i tre componenti de Il Volo; Priscilla li ha fortemente voluti, argomentando laconicamente: “Elvis avrebbe apprezzato”. La vedova – che a distanza perde molti dei suoi 73 anni, riguadagnati per intero se osservata da vicino – è stata ripagata da un’intensa interpretazione di It’s Now Or Never, la versione a stelle e strisce di ‘O sole mio: Presley se ne innamorò durante il servizio militare in Germania e la prese come una sfida per la sua vocalità estesa, aprendo così il filone delle interpretazioni da tenore, a cui si concesse di quando in quando. A Milano la prova è servita per certificare che i ragazzi, nel loro genere, sono bravi. Ma anche per confermarci che in termini assoluti il re, fosse vivo Elvis, sarebbe sempre lui, senza rivali.