Eugenio Montale scrisse una volta che non è possibile essere “grandi poeti bulgari”. La battuta, che ebbe un successo tanto vasto quanto immeritato, stava a significare che una piccola nazione e una lingua parlata da pochi non possono esprimere capolavori. In realtà, sembra sempre più evidente il contrario: le minoranze, i solitari, per spirito di difesa e sopravvivenza, si esaltano nell’arte e nella letteratura e le esaltano. Christo, un gentile signore di oltre 80 anni che ha lasciato la Bulgaria nel 1956 e viveva fra Parigi e New York, ne era l’incarnazione perfetta. Le radici non le ha mai rinnegate e nel suo gruppo di lavoro la componente bulgara era nutrita e competente. Nel 2016 è venuto su Lago d’Iseo è ha fatto la storia creando un’opera abitata da un’empatia contagiosa e una voglia di stare insieme (persino in coda) sorprendente. La Woodstock italiana, gratuita e irrinunciabile. L’ installazione di Christo aveva senso quando era solcata dalla gente, quando il movimento dei corpi interagiva con quello della passerella. Senza i visitatori la sua arte era monca. Alla fine su The Floating Piers hanno camminato, hanno fotografato, si sono stese per ammirare il cielo stellato, quasi un milione e quattrocentomila persone. La passeggiata era indimenticabile, democratica (nel senso che su quella passerella si era davvero tutti uguali, al punto che Willem Dafoe voleva fare la coda come tutti perché “è parte dell’esperienza”) e il clima che vi si respirava di notte era assolutamente magico. Il rapporto con il lago era davvero fisico:”mi piace che si possa toccare l’acqua, ed è per questo che abbiamo progettato i lati inclinati – come un bagnasciuga. E’ molto stimolante – sarai sempre invitato a mettere i piedi nell’acqua o a toccarla, e poi naturalmente i bordi saranno sempre bagnati e il colore del tessuto da giallo diventerà di un rosso saturo”. Qui sotto un piccolo assaggio della notte del 22 giugno, una delle l’ultime nella quale si è potuto attendere sul tessuto color dalia il sorgere il sole.