Les Amandiers ruota attorno a tre personaggi: Stella (Nadia Tereszkiewicz), Etienne (Sofiane Bennacer) e Adèle (Clara Bretheau), ventenni che, superato l’esame di ammissione per la prestigiosa scuola di teatro fondata da Patrice Chéreau e Pierre Romans, vivono un’indimenticabile esperienza formativa fra studio, amori, trsgressioni, speranze…
Un desiderio folle
Racconto il desiderio folle di fare l’attrice, gli slanci potenti della giovinezza che vanno verso la vita, ma a volte anche verso la morte. Negli anni Ottanta, quelli della mia gioventù, c’erano molte ragioni per voler vivere e allo stesso tempo mettersi in pericolo. C’erano la droga, l’Aids. Al centro di Les Amandiers c’è tutto questo. Per me è stato davvero importante fare convivere umorismo e tragedia: nei momenti più tragici, riusciamo comunque a ridere. Penso spesso a quelle tre parole che condividono la stessa radice latina – humus – che significa suolo: umiltà, umorismo e umanità.
I personaggi
Come in tutti i miei film, parto da ricordi veri e li trasformo in finzione, ma le emozioni che sono nel film sono autobiografiche. Durante la fase di scrittura, i miei ricordi si sono mischiati con quelli di Noémie Lvovsky e Agnès de Sacy, e con quelli degli ex studenti Amandiers che ho intervistato. Tutti i personaggi del film sono stati scritti partendo da dei modelli. Però le attrici e gli attori che ho scelto non sono per niente come loro; Sofiane Bennacer, per esempio, è piuttosto lontana dal personaggio che ho scritto. Ci sono alcuni elementi inventati, come il personaggio della giovane che viene bocciata all’esame di ammissione della scuola e torna a fare la cameriera in mensa. Poco prima che iniziassimo le riprese, ho percepito che ci mancava un personaggio che rappresentasse coloro che perdono, che non ce la fanno. Perché bisogna ricordare quanto fossero grandi allora la scuola e il teatro: il teatro Amandiers era al centro del mondo e tutti i grandi artisti, attori e drammaturghi vi lavoravano. Noi studenti abbiamo incrociato nel nostro percorso Piccoli, Koltès, Deneuve, Depardieu, Luc Bondy… È stato esaltante.
Louis Garrel e Patrice Chéreau
Louis Garrel ha creato il suo Chéreau. Non volevo fare un film biografico, e anche se il personaggio si chiama Patrice Chéreau, non è Patrice Chéreau, è la visione personale di Louis Garrel su com’era secondo lui Chéreau. Abbiamo dovuto trasmettere l’energia di Patrice, la sua intelligenza e il suo amore per gli attori. Il personaggio l’ha studiato e costruito in totale autonomia Louis anche se, ovviamente, ci siamo confrontati durante il processo di creazione…
Platonov
Dato che Platonov di Čechov l’avevamo messo in scena alla scuola Amandiers, ed è stato anche girato un film intitolato Hôtel de France (che ne è un adattamento), è finito in modo naturale nel film. A un certo punto ho pensato di scegliere qualcos’altro, ma avrebbe causato dei problemi poi avevamo già l’arredamento e la messa in scena per Platonov.
Gli anni Ottanta
Ero cosciente che avremmo fatto un film storico, ambientato negli anni Ottanta. Ho cercato di scavare a fondo emotivamente durante il processo di ricostruzione storica, cioè di trovare cose che suscitassero in me emozioni; musica, per esempio. È stato lo stesso per l’arredamento, perché non abbiamo cercato di riprodurre fedelmente gli anni Ottanta, infatti nel film ci sono anche alcuni oggetti moderni. Ma ci sono elementi di arredo che giocano immediatamente sulle mie emozioni, come ad esempio le cabine telefoniche, perché non puoi avere la stessa conversazione telefonica che avresti su un cellulare in una cabina telefonica…