È, come sempre una bella scoperta quella che il Trieste Film Festival riserva al suo pubblico con il suo ricco programma di opere, interventi, occasioni di incontro e dibattito durante i giorni della manifestazione che proseguirà fino al 24 gennaio prossimo. Sono oltre i 130 film proiettati e sarà come aggiornare lo sguardo oltre quei confini dell’Est, alla luce di ciò che sta accadendo, con quello spirito apolide che sembra fermentare in quegli eventi che la cronaca e la storia ci consegnano. Un osservatorio dal quale, come sottolinea la direttrice Nicoletta Romeo, è possibile scrutare quel cinema dell’Europa centro orientale, in quella congerie di culture e tradizioni. Nel Concorso Lungometraggi sono in lizza 7 titoli, tutti in anteprima italiana. Toxic di Saulė Bliuvaitė, già vincitore al Festival di Locarno. Una storia di formazione sul tema dei sogni adolescenziali in relazione con il mondo della moda, una riflessione sull’uso del corpo femminile. Fekete Pont (Lesson Learned) di Bálint Szimler, già nel programma del festival svizzero e vincitore del Pardo per la migliore interpretazione femminile di Anna Mészöly, è un’altra riflessione sul sistema scolastico ungherese in crisi per un film realizzato senza il supporto del governo ungherese. Il rumeno candidato agli Oscar e in concorso a Cannes, Three Kilometres to the End of the World di Emanuel Pârvu che sarà distribuito anche in Italia, è la storia di Adi, un 17enne che viene aggredito per strada e l’evento incrina l’apparente tranquillità della sua vita. I temi della comunità Lgbt+ contaminano il Concorso.
The Shameless del bulgaro Konstantin Bojanov è un’opera ambientata in India, oscura per la sua trama, ma colorato nelle sue immagini che sa restituire una cruda realtà del mondo della prostituzione. Mord (Our Lovely Pig Slaughter) dell’esordiente ceco Adam Martinec, è il ritratto di un umorismo tagliente, di una famiglia durante la festa tradizionale in una vecchia fattoria. Si parla ancora di famiglie in Family Therapy di Sonja Prosenc, film sloveno candidato agli Oscar che ha già una distribuzione italiana. La routine di una famiglia benestante viene sconvolta, dall’arrivo di un estraneo che mette a nudo le loro criticità. Anche Kyuka – Before Summer’s end, del greco Kostis Charamountanis, è un film sulla famiglia. Un viaggio di maturazione durante una vacanza di un padre single e i suoi due figli gemelli già quasi adulti che incontrano la loro madre naturale che li ha abbandonati. Nella Sezione Lungometraggi Fuori Concorso ritroviamo i temi dell’attualità della guerra in Ucraina con Sergei Loznitsa e il suo The Invasion, che documenta la lotta del suo Paese contro l’invasione russa. In anteprima italiana il film si preannuncia come una tela monumentale e compassionevole sull’Ucraina. La guerra segna le vite degli uomini e delle donne ed è su questi temi intimi che indaga Damian Kocur – Premio speciale della Giuria Orizzonti a Venezia del 2022 con Bread and Salt – con il suo Under the Volcano, film sulle conseguenze della guerra in Ucraina candidato agli Oscar per la Polonia. Torna il cinema di Danis Tanović, il Festival di Trieste presenterà in anteprima italiana My Late Summer candidato all’Oscar per la Bosnia. Una storia agrodolce eredità e di perdono che diventa un racconto sul passato del Paese. Tra gli altri titoli, The New Year That Never Came di Bogdan Mureşanu, una commedia corale e dolce-amara sull’orlo della rivoluzione nella Romania del 1989 che causò la caduta di Ceaușescu e del regime comunista.
Dieci i titoli in anteprima nazionale del Concorso documentari. In Limbo di Alina Maksimenko, storia di una famiglia ucraina catapultata nel conflitto con la Russia. Trains di Maciej J. Drygas ritratto del XX composto con materiali found-footage. Il rumeno Alice on & off di Isabela Tent, girato nell’arco di dieci anni, storia della sedicenne Alice intrappolata nel suo ruolo di madre. La lettone Laila Pakalniņa è l’autrice di Termini, un film d’osservazione in un capolinea del trasporto pubblico. At the Door of the House Who Will Come Knocking di Maja Novaković è una paziente ripresa del mondo naturale bosniaco. La selezione è completata dal film girato a quattro mani dai lettoni Ivars Seleckis e Armands Začs, To Be Continued. Teenhood , che per sette anni hanno seguito cinque bambini in diverse parti della Lettonia; dal polacco A Year in the Life of a Country di Tomasz Wolski, che esplora i retroscena degli eventi passati nella Polonia comunista del 1981 con l’avvento di Solidarność; Tata dei romeni Lina Vdovîi e Radu Ciorniciuc, girato anche in Italia, ritratto crudo di una famiglia bloccata tra lavoratori migranti e violenza domestica; The Sky Above Zenica della danese Nanna Frank Møller e del bosniaco Zlatko Pranjić è un’indagine sui bambini ammalati gravemente nella città dominata da una gigantesca acciaieria; Lapilli, esordio per la slovacca Paula Ďurinová, affronta il dolore per l’improvvisa perdita dei nonni.
Da segnalare ancora nel ricco programma del Festival due film dedicati a Radu Jude nella Sezione Romanian experimental cinema programme: Expanded. Il primo Eight Postcards from Utopia un documentario di found-footage composto da pubblicità di quel periodo storico, tra poesie ritrovate e un’enciclopedia obsoleta, trash art e mitologia capitalista in collaborazione con il filosofo Christian Ferencz-Flatz; il secondo film Sleep è un omaggio privo di dialoghi a Andy Wharol. Visioni Queer è la Sezione curata da Giuseppe Gariazzo per sottolineare i diritti ancora negati alla comunità Lgbtq+ nei Paesi orientali e balcanici. Da ricordare in questa sezione As I Was Looking Above I Could see Myself, di Ilir Masanaj, primo film girato in Kosovo senza oscurare volti e nomi dei protagonisti; Housekeeping for Beginners, del nord-macedone Goran Stolevski, Avant-Drag! Radical Performers Re-Image Athens, del greco Fil Ieropoulos, le performance artistiche, veri e propri gesti politici di dieci artisti e artiste drag che vivono ad Atene. Dalla Serbia arriva The Garden Cadences di Dane Komljen storia di un collettivo queer femminista che viveva in un parco nei sobborghi di Berlino. Completano il programma l’armeno Beauty and the Lawyer di Hovhannes Ishkhanyan storia di una prostituta-travestito sposata con un’avvocata che difende i diritti della comunità Lgbtq+ e i tre cortometraggi, Les Evangiles d’Anasyrma, Father, Bless Us e Red Ants Bite, della georgiana Elena Naveriani già presente lo scorso anno con Blackbirds blackbirds. La sezione Wild Roses è dedicata quest’anno alle cineaste della Serbia contemporanea, curata dal regista Stefan Ivančić, produttore e membro del comitato di selezione del Festival di Locarno. La retrospettiva 1945 La guerra è finita? Traumi, rovine, ricostruzione a cura di Francesco Pitassio riflette sul lascito e l’eredità del secondo conflitto mondiale a 80 anni dalla fine. La sezione Documentari Fuori Concorso, il Concorso Cortometraggi, Romanian Experimental Cinema e il Concorso Corso Salani completano il ricco programma della 36° edizione della manifestazione triestina.