Jacques Doillon: il mio Rodin è femminista

Jacques Doillon dedica il suo ventottesimo lungometraggio (in Concorso) allo scultore Auguste Robin, interpretato da Vincent Lindon. Un film incentrato sul suo lavoro, ma anche sulla sua vita sentimentale, divisa tra la moglie Rose (Séverine Caneele) e Camille Claudel (Izïa Higelin), la sua giovane allieva che per dieci anni sarà la sua amante.


Il processo della creazione

Il mio film è incentrato sul processo della creazione. Ho visto troppi film biografici in cui c’era tutto tranne il lavoro, si vedevano i personaggi nella natura, alle prese con relazioni sentimentali, mentre mangiano o bevono… ma la vita di un artista è molto più complicata.

 

Artigianato del genio

Siamo davanti a una coppia, quella formata da Rodin e da Rose, particolare: lui scrive male, lei sa leggere, ma non scrive. Rodin non ha fatto l’accademia, per questo non riceveva le commissioni dallo Stato, e non apparteneva all’ambiente della borghesia. È qualcosa di inedito, un po’ come Rousseau e Thérèse. Quindi non ci sono diari intimi dei due, di loro direttamente non abbiamo quasi nulla, e questo ci ha lasciato una grande libertà. Quindi dopo aver letto ed esserci documentati in maniera approfondita siamo stati obbligati a inventare, ma mi sento autorizzato a farlo perché è come se lo stesso Rodin mi suggerisse le cose che gli faccio dire. Quindi, nello stesso tempo, sono sia sceneggiatore sia scriba.

 

Atelier ideale

Siamo partiti dalla foto degli ateliers di Rodin cercando di crearne uno che fosse perfetto anche per le riprese, eravamo molto contenti della scenografia e quando sono arrivati gli attori ci siamo resi conto che sarebbe stato molto affascinante farli lavorare in questo luogo. Volevamo girare a Giverny, ma non si poteva perché è sempre aperto, e ci hanno proposto orari impossibili.

 

Rodin e le donne

Rodin è un immenso sensuale, basta vedere le sue sculture. È evidente… Ha un culto per il nudo, e per i nudi femminili in particolare, che non smette di professare. Lo avrei tradito se non l’avessi reso un uomo interessato alla sensualità delle donne. All’epoca le femministe lo sostenevano molto. Il giorno del suo funerale, un’importante femminista, intervenne per ricordare come Rodin sia stato l’uomo che ha celebrato la donna e la sua sensualità. A partire da questo momento la donna non sarà più addomesticata dall’uomo come lo era prima e lo si deve a lui. Le femministe sue contemporanee lo vedono come una sorta di liberatore, poi il giudizio è cambiato penso per mancanza di informazione.

 


Auguste e Camille

Ho soprattutto fatto il film su due esseri che si incontrano e si aprono, non è una relazione catastrofica, si ammirano, l’una apprende molto più dall’altro, lei è molto giovane, mentre Rodin è più avanti negli anni, ma questa apertura e fusione nel lavoro mi interessava. La rottura finale non è il film, si continua su Rodin che avrà una libertà ancora maggiore. Non è vero che uno vampirizza l’altra, sono opere così diverse le loro che non hanno rapporto. Che si siano amati per dieci anni è quello che conta, non sono d’accordo con la storia ufficiale.