Frederick Wiseman: City Hall cerca di dare un senso al lavoro di chi amministra una città

Frederick Wiseman (nel 2017 era a Venezia con Ex Libris: The New York Public Library) ha girato City Hall, documentario sul municipio di Boston, della durata di 272 minuti, che dimostra come il governo di una città riguardi ogni aspetto della nostra vita. Servizi fondamentali come la polizia, i vigili del fuoco, la sanità, il dipartimento degli affari dei veterani, l’aiuto agli anziani, la manutenzione dei parchi, le autorizzazioni per le attività professionali, la registrazione di nascite, matrimoni e morti vengono dati per scontati dalla maggior parte delle persone. City Hall mostra l’impegno del governo della città di Boston, guidato dal sindaco democratico Walsh e dal suo staff, per riuscire a offrire tali servizi e spiega come l’amministrazione riesca a dialogare con i cittadini.

 

 

L’antidoto

Quando ho iniziato a girare il film non sapevo molto del municipio di Boston, volevo fare un film sul governo locale. Non sapevo se il sindaco sarebbe stato d’accordo, né cosa stesse facendo, invece Walsh è un sindaco molto efficiente, i suoi sforzi sono diventati ben chiari se paragonati al comportamento di Trump su questioni simili, ad esempio mette a disposizione alloggi a prezzi abbordabili, fa politiche per il lavoro. Solo il comportamento di Trump ha fatto sì che diventasse un film anti-Trump, io non volevo fare un film di questo tipo, ma il contrasto si vede ed è enorme.

 

Boston

Il film dura quattro ore perché si basa sul dialogo: i politici parlano, ci sono sempre tanti incontri a livello municipale. Ho cercato di dare un senso delle diverse attività di cui è responsabile l’amministrazione della città e le ho registrate cercando di imprimere un certo movimento, come è appunto la sequenza della raccolta dell’immondizia. Visivamente questo dà il senso di Boston, una città molto grande, varia dal punto di vista architettonico, ci sono 23 diversi quartieri, io ne ho rappresentati 13 o 14, ho dato quindi un senso di come sono alcuni di questi quartieri, chi li abita, ritraendo gli edifici e facendo vedere il linguaggio dei suoi cittadini (il quartiere in cui si parla spagnolo, portoghese…). Avevo in parte sperimentato la vita cittadina di questo tipo, ho ricevuto anch’io le mie multe, ma sapevo poco del governo locale, che però tocca molti aspetti della nostra vita, si occupa delle registrazione delle nascite, delle morti, il ruolo della polizia, dei pompieri, potrei elencare all’infinito le attività svolte a livello comunale, cosa che non fa invece il governo federale che rimane molto più astratto.

 

La struttura

Il mio obiettivo era far vedere brevi sequenze che potessero rispecchiare alcuni dei film che ho fatto in precedenza, Law and Order sulla polizia, quelli sulle scuole superiori, il mio film sul Welfare sono tutti citati. In City Hall ricapitolo alcuni degli argomenti di cui avevo già parlato in precedenza, ma dal punto di vista del governo locale. Il film ha richiesto un taglio molto drastico delle molte ore di ripresa, durate quattro settimane, che avevo fatto, ho dovuto imporre una certa forma anche sul montaggio che ha richiesto molti mesi. Ho cominciato con il montaggio delle singole sequenze e solo a quel punto ho iniziato a lavorare sulla struttura. Per me, come per tutti i registi, è importante che le sequenze scollegate possano tenere una forma individuale dopodiché devo cercare un modo di collegarle l’una all’altra. C’è quindi ritmo all’interno della sequenza e tra le sequenze e questo è importante dal punto di vista visivo. Poi ovviamente abbiamo anche il contenuto perché devo poter identificare ciò che succede all’interno della sequenza per poter decidere se utilizzarla o meno, come montarla, dove dovrà essere posizionata all’interno del film. È un procedimento difficile da spiegare a parole perché ogni segmento è lì dove si trova all’interno di questo film da quattro ore. Non so se questo sia chiaro a chi guarda il film, ma per me non è importante, non se è un’illusione, ma io devo capire cosa succede nelle sequenze e per me l’ordine è importante. Ha richiesto pazienza, molto tempo… montare un film significa parlare molto con se stessi, è un processo interessante, mi siedo e parlo con me stesso.

 

 

Marty Walsh

Non ho conosciuto il sindaco Walsh fino a poco prima di cominciare a girare. Mi pare una persona sincera, a cui importa sul serio quello che fa, si vede dal suo staff, dalle persone che lavorano con lui. Ha detto: «Qui rappresentiamo tutte le razze, tutte le etnie, tutte le religioni», è un obiettivo ben chiaro che dal mio punto di vista ha avuto molto successo. Io ho poca esperienza delle città e poca capacità di generalizzare sui democratici, ma mi è piaciuta questa apertura, Boston era una città piuttosto violenta e lui è riuscito a contrastare questa violenza. 

 

Le molte Americhe

Credo ci siano più di due Americhe, il sindaco Walsh e Trump rappresentano due estremi, sono agli antipodi. Ogni volta che Trump apre bocca dice qualcosa di idiota, di razzista, che divide, con l’intenzione di creare caos, una persona come Walsh cerca l’unità, la negoziazione, per risolvere i problemi.

 

I documentari

È fondamentale che i documentari facciano vedere anche le persone e le cose che lavorano e funzionano bene per fornire un buon servizio, per aiutare gli altri, così come è ugualmente giusto che i documentari facciano vedere quello che non funziona, Titicut Follies faceva vedere cose che non funzionavano perché dimostra l’orrore dell’istituzione che ho rappresentato (un manicomio criminale). Ci sono alcuni documentaristi che hanno la sensazione di dover sempre fare dei film che espongano, rivelino delle cose, però perché non esporre anche quelle persone che fanno bene il loro lavoro? National Gallery è un esempio interessante di entrambe le cose perché di fatto è un’istituzione molto competente, ma se guardiamo ai dipinti esposti, rappresentano tutti i vizi umani, le persone si ammazzano, vediamo l’autorità dispotica della chiesa cattolica nel medioevo, la rappresentazione del Cristo o di altri santi a cui è stata tagliata la testa o che vengono torturati in vario modo….

 

 

Il prossimo film

Non posso fare un altro documentario, per farli mi incontro con centinaia di persone ed ora, con il Covid, è impossibile girare un documentario nel mio stile. Nel frattempo sto lavorando sulla sceneggiatura di un film di finzione, sarà un monologo, e spero di riuscire a girarlo nonostante tutto.