Wim Wenders: il dialogo fra uomo e donna si è ridotto

Estate, una donna e un uomo conversano su una terrazza sotto gli alberi, sullo sfondo Parigi. Si  confrontano sulle esperienze sessuali, l’infanzia, i ricordi, l’estate e le differenze di genere. In una casa vicina uno scrittore, nell’atto di immaginare questo dialogo e di scriverlo. O forse è il contrario? Sono i  personaggi a suggerire cosa scrivere? Da Handke, Wim Wenders in 3D che si interroga sul divenire delle prospettive maschili e femminili.

1461839765632_0570x0399_1461839856830

 

All’origine dei tempi

La storia dell’umanità comincia proprio dalla differenza tra uomo e donna di fronte a una mela (ed è per questo che abbiamo aggiunto anche noi una mela alla nostra storia). È una storia eterna, che dura da sempre: le differenze hanno causato guerre, ma anche la cosa più bella al mondo, l’amore, e per qualche tempo hanno costituito la materia per molti film. Oggi il dialogo tra l’uomo e la donna si è ridotto. Quando Peter Handke mi ha dato il testo qualche anno fa, mi è piaciuto molto perché riguardava proprio la questione di come l’uomo vede la donna e viceversa, quali sono le differenze nella loro percezione. È un testo pieno di interrogativi di questo tipo e il film è una possibile risposta. Les beaux jours d’Aranjuez prova a capire cosa uomini e donne possono dirsi e non cosa non possono dirsi. Tutti i giorni abbiamo nuove domande che emergono, è una questione eterna, in realtà, e il film non pone fine a questo continuo interrogarsi.

 

Il paradiso e il 3D

Si può dire che il film abbia luogo in paradiso perché questo giardino, sui bordi dell’Île-de-France con Parigi che si profila all’orizzonte su una collina alta 180 metri, è stato realizzato da Sarah Bernhardt che aveva vissuto intorno al 1900 proprio in quella casa ed era perfetto per raccontare questa storia. In effetti, cercavo un luogo dove potessimo girare senza interruzioni e dove potessimo sentire soltanto il vento che soffiava e gli uccellini che cinguettavano e abbiamo trovato questa isoletta. Dovevo naturalmente girarla in 3D perché volevo portare gli spettatori lì con me e il 3D mi dava la possibilità di farlo più di quanto non me la desse il cinema tradizionale. È una tecnologia molto delicata, gentile, tenera, corrisponde ai nostri due occhi se li usiamo con naturalezza. Ho fatto molti film in 3D ma non penso di aver mai raggiunto la pace che ho ottenuto con questo film.

beautifuldaysofaranjuez_06

Omaggi

È la prima volta che giro in francese e i miei due attori, Sophie Semin e Reda Kateb, mi hanno fatto capire qual è la bellezza e l’eleganza della lingua francese. Ci sono cose che dette in tedesco suonano pesanti e in francese non più: i francesi possono godere ogni giorno della leggerezza dell’essere, nulla si avvicina al francese in questo senso, forse l’italiano. Il cinema francese ha naturalmente avuto un’influenza immensa sulla mia vita, ed è in qualche sorta un omaggio. Ricordo che ci sono dei film di Éric Rohmer che hanno luogo nei giardini. Ma è anche un omaggio ad alcuni testi scritti da Peter Handke, in particolare il bellissimo Saggio sul juke-box e un altro testo sulla montagna Sainte-Victoire dipinta da Cézanne in più occasioni.

 

Il fututo del cinema

Penso che il cinema sia un luogo sempre più privilegiato. Sembra essere l’unico luogo sulla terra dove possiamo accompagnarci a un narratore, raccontare una storia, non c’è nulla che ci distrae, non ci arrivano gli sms, non stiamo al telefonino, non scriviamo, non andiamo su Internet, non veniamo bombardati dalle informazioni, seguiamo semplicemente una storia e questo è una rarità. Il cinema è uno degli ultimi posti dove si può avere la verità, la pace. Spero che il cinema anche come luogo resti con noi. Purtroppo la maggior parte dei miei film oggi vengono visti su piccoli monitor, su un palmare e allora mi chiedo: «Perché ho avuto tanti problemi per realizzare un film se poi non viene visto in un cinema?». Il cinema come arte continuerà a esistere perché la gente ha bisogno di credere a una qualche storia, tutte le storie hanno un senso, ma hanno bisogno di andare in un luogo dove possano acquisire senso e sempre di più questo luogo è il cinema, quindi spero che questo luogo rimanga con noi.